L’allerta sulla piena dell’Enza fu comunicata per tempo a tutte le autorità competenti, tra cui Aipo. È emerso dal processo sull’alluvione che distrusse Lentigione la mattina del 12 dicembre 2017. Devono rispondere di inondazione colposa tre figure di Aipo, che è responsabile civile: Mirella Vergnani, Massimo Valente e Luca Zilli. Si sono costituiti parte civile 181 cittadini, più il Comune di Brescello.
Ieri mattina è stato sentito come teste Sandro Nanni, fisico responsabile per Arpae del servizio previsioni meteo e gestione del rischio idraulico. Rispondendo al pm Giacomo Forte, spiega: "Le allerte sono emesse alle 12 per il giorno dopo e distribuite nel sistema della Protezione civile. La prima scattò al sabato per la domenica: era arancione, cioè di preallarme; poi alla domenica per lunedì, quando fu aggiornata per lo stesso giorno. Lunedì 11 già alle 3.26 facemmo un documento di monitoraggio. L’idrometro a Vetto, e anche quello successivo, avevano superato il livello 2. Sorbolo ha la soglia 3, cioè di allarme, segnata a 11 metri". Rimarca che dal maggio 2017 "fu introdotto l’inserimento di tutte le allerte su un portale della Regione: quando si supera il livello 2 e quando si oltrepassa per la prima volta la soglia 3, viene inviato un sms ai sindaci e ai tecnici del sistema Protezione civile".
Si passa alla notte tra l’11 e il 12 dicembre. "Il bollettino dell’1.54 evidenziava che i livelli a monte aumentavano: fu osservato 11.63, cioè 63 centimetri sopra la soglia 3. Abbiamo scritto che si prevedeva che a Sorbolo il colmo di piena avrebbe raggiunto 11.80-12, nella mattina. Poi alle 5.27 emerse che le precipitazioni montane erano in esaurimento e che la cassa di espansione registrava livelli alti. La previsione era un colmo di piena sul ponte di Sorbolo tra 12.10 e 12.30".
Nell’ottica difensiva, però, il bollettino dell’1.54 dimostrerebbe che i livelli attesi a Sorbolo non erano indicativi di un pericolo particolare perché la soglia di 12 metri era già stata raggiunto in piene del passato precedenti, ma senza comportare esondazioni.
Parola poi a Franco Drigani, ex comandante della Municipale Unione pedemontana parmense, che include Montechiarugolo dove vi sono le casse di espansione. Parla di un’esercitazione del 7 ottobre 2017 con Protezione civile e di un incontro nel municipio del paese parmense: "C’era anche Vergnani". Emerse nelle casse "la presenza di forte vegetazione, fatto di cui si parlò". Sentito poi Gianni Gualerzi, geometra consulente di parte civile per due famiglie tutelate dall’avvocato Gaudenzio Volponi. Lui fece un sopralluogo nell’azienda agricola e nella casa degli Adorni: la stima dei danni è di 450mila euro. Per l’altra famiglia ammontano a 140mila euro, più quello biologico: "Hanno avuto problemi depressivi – dichiara il legale – e sono stati costretti a vendere l’appartamento per trasferirsi". In aula c’era il sindaco eletto Carlo Fiumicino: "Continuiamo a essere presenti – dice – affinché si possa assicurare la giustizia alla nostra comunità che subì danni ingenti". Oltre al consigliere comunale Elena Benassi, col padre rappresentante del comitato alluvionati, e Catia Silva.