E’ iniziata la sfilata dei testimoni (notevolmente sfoltita dopo l’ammissione di Marco Eletti) chiamati dal pubblico ministero, Piera Cristina Giannusa durante la seconda udienza del processo per l’omicidio di Paolo Eletti ed il tentato omicidio della moglie, Sabrina Guidetti. Ad avvicendarsi al banco dei testimoni, sono stati i volontari ed il medico in servizio al 118 il 24 aprile di un anno fa, che hanno fornito un quadro coerente (tra loro) ed uniforme della scena presente in via Magnanini quel giorno. "Sul posto c’erano già i volontari del 118, che stavano praticando il massaggio cardiaco a un uomo sdraiato supino in sala, immerso in un lago di sangue mentre nella cucina vi era una signora sdraiata sul divano", ricorda in particolare la dottoressa presente sull’automedica. La situazione di Paolo Eletti, si presentò come irreparabile agli occhi del medico, e pure dagli altri volontari sentiti: "Aveva (Paolo Eletti, ndr) una ferita al cranio gravissima, con probabile sfondamento dell’osso. Viso e corpo erano in un lago si sangue con anche presente, probabilmente, della materia cerebrale. I parametri non c’erano (come confermato anche dai volontari, ndr) e il corpo era freddo. Da quanto tempo poteva essere così? In base alla mia esperienza anche da 35, 40 minuti almeno. Di fianco a lui, per terra, ben visibile, cosa che colpì la mia attenzione, un martello. Fui io a dire ai volontari di sospendere il massaggio cardiaco, perché non c’era più nulla da fare". "La madre invece era addormentata. Aveva un respiro russante, ma non rispondeva agli stimoli verbali, né dolorosi, sintomo di una grave situazione di coma. Le abbiamo inserito la cannula per la flebo e le abbiamo somministrato un antidoto per le benzodiazepine. Che ebbe un effetto immediato, la signora, infatti, aprì gli occhi e rispose affermativamente alla mia domanda se si ricordasse il suo nome. Oltre ad avere una ferita da arma da taglio sul polso sinistro (confermato anche dal medico del Pronto Soccorso che prestò le cure alla signora Guidetti: "Ferita profonda ma che non comportava un pericolo di vita", ndr). Decidemmo di trasportarla al Pronto Soccorso, dove arrivò in codice 3". E Marco Eletti in tutto questo? "Era molto agitato – conclude il medico –. Gli ho dato la notizia del decesso del padre e gli ho comunicato che la madre era in gravi condizioni e doveva essere portata in ospedale. Due cose mi colpirono delle sue risposte, la prima fu quando ci chiese ’ma perché la portate in ospedale che c’è il Covid?’ riferita alla madre e la seconda quando gli dissi delle condizioni dei genitori e lui mi rispose: ’Gli avevo detto di vendere l’appartamento…’". Nicola Bonafini