"Quando sono stato aggredito era il 23 novembre. Oggi, una volta metabolizzato il trauma, ho deciso di raccontarlo. È la prima volta che ne parlo pubblicamente, magari la mia storia può essere utile a qualche altra vittima". Parla così Gaetano Bruno Castaldo, residente a Reggio da trent’anni, dopo quasi due mesi dall’aggressione subita a Villa Curta, una violenza che ha lasciato conseguenze importanti sul piano fisico. Un fatto di cronaca che somiglia a quello avvenuto nella stessa zona il 12 novembre dell’anno scorso, quando un ciclista è stato aggredito da un uomo a volto scoperto che, minacciandolo con un bastone, gli ha rubato il portafoglio. Il timore è che nella zona, poco frequentata, si aggiri un rapinatore seriale. Era pomeriggio, Castaldo finisce di lavorare alle 17.20 circa e si dirige in auto verso una farmacia per un tampone prenotato alle 18: "Mi reco sulla via Emilia, vicino alla mensa San Maurizio, dal sottopasso. C’era un’interruzione, ho dovuto fare un’altra strada. Mi sono ritrovato a Villa Curta, sulla strada che fiancheggia la tangenziale". A causa di questa deviazione, Castaldo ancora non può lavorare per l’infortunio: "Non vedevo bene, era scuro. Ma ho notato una bicicletta, di fianco c’era un uomo a terra, ho visto solo che era un ragazzo di colore. Ho fermato l’auto perché ho pensato che il ragazzo stesse male, con il cellulare almeno avrei potuto chiamare i soccorsi", racconta. Ma Castaldo non si sarebbe mai aspettato ciò che è successo poco dopo: "Appena mi sono avvicinato mi è sorto il dubbio. Ho pensato ’c’è qualcosa che non quadra’", continua l’operaio reggiano, che descrive un uomo inginocchiato come se si fosse un corridore pronto a scattare, come si vede nelle competizioni sportive. Poi, in un attimo, il peggio: "Il ragazzo, nel buio e in una strada poco trafficata, ha ...
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