Eredità Agazzani: "Vidi il testamento"

Entra nel vivo il processo dove è imputato l’ex politico Marco Lusetti. La testimonianza della domestica

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di Alessandra Codeluppi

"Ero come una madrina, per lui. E lui per me era come un figlio. L’ho conosciuto quando aveva 9-10 anni". Dalla deposizione di Emilia Corradini, traspare il profondo affetto che provava per Alberto Agazzani, il critico d’arte reggiano sulla cui eredità si è aperto un processo, entrato ieri nel vivo con la sfilata dei primi testimoni chiamati dal pm Maria Rita Pantani, e che vede imputato l’ex vicesindaco di Guastalla Marco Lusetti. I tanti anni trascorsi dalla donna "aiutando Alberto nelle faccende domestiche", e l’età elevata - ha 84 anni - non hanno oscurato la memoria vivida della donna, che ieri si è soffermata su un testamento che dice di avere visto nelle due abitazioni del critico d’arte. Lusetti è imputato per falso in testamento olografo e truffa a proposito di un atto - la cui validità è contestata dalla Procura - contenente le ultime volontà di Agazzani, che si tolse la vita a 48 anni, il 15 novembre 2015, nel suo appartamento di via Farini. La firma dell’esperto d’arte sul testamento olografo, dove Agazzani nominava Lusetti come erede universale, è stata ritenuta falsa dalla grafologa incaricata dal pm di analizzare il documento. Secondo la Procura, Lusetti avrebbe poi compiuto una truffa portando il testamento davanti al notaio Giorgia Manzini per la pubblicazione, inducendo in errore sia lei, sia gli eredi fino a quel momento ritenuti legittimi, cioè la sorella Daniela. Così l’ex politico avrebbe ingiustamente ereditato libri d’arte, abiti e scarpe, una pelliccia e dipinti di Gianni Ruspaggiari, tutto materiale sottoposto a sequestro preventivo. Lusetti difeso dall’avvocato Erica Romani, in passato si è detto "sereno, perché non ho fatto nulla di illegale". La collaboratrice domestica ha raccontato di aver visto, "nella casa in cui abitò Agazzani vicino alla stazione", una busta bianca "con la scritta ‘Il mio testamento’, fatta con la penna stilografica, che lui usava sempre, e inchiostro bluastro": "Era sul mobile della sala". Poi ha riferito di averla rivista nella seconda abitazione del critico d’arte, "in via Farini. Era sul tavolo, ma aveva l’inchiostro espanso: probabilmente un gatto salito sopra aveva rovesciato un bicchiere d’acqua". La donna ha puntualizzato di aver notato quel documento "molto prima dell’incidente stradale in cui Alberto rimase coinvolto nel luglio 2015". E di aver chiesto al critico d’arte cosa fosse, sentendosi rispondere da lui: "Emilia, lascia la busta lì, perché se mi dovesse succedere qualcosa i miei amici sapranno cosa fare". L’anziana ha raccontato di aver ricevuto da lui due quadri con una dedica affettuosa sul retro vergata da Agazzani. Il pm le ha sottoposto alcuni documenti per verificare se sapesse riconoscere la grafia di Agazzani. Prima era stata sentita Laura Barchi, ex assessore a San Martino e moglie dell’ex sindaco di Correggio ed ex assessore regionale Claudio Ferrari. Amica di Agazzani, che aiutò dopo l’incidente, su molte circostanze ha detto di non ricordare nulla, finendo per essere bacchettata dal pm Pantani che le ha ricordato come lei stessa avesse chiesto di essere sentita. Il pm ha poi chiesto di sentire anche il marito. La prossima udienza si terrà nel febbraio 2022, quando saranno sentiti altri testimoni, tra cui il notaio Manzini.