Erio Boni morto, addio al re dei pasticcieri di Reggio

Gestiva il suo storico locale dal 1963 con la moglie

Reggio, Erio Boni era sposato con la moglie Palmira Arduini, ma che tutti chiamano Piera

Reggio, Erio Boni era sposato con la moglie Palmira Arduini, ma che tutti chiamano Piera

Reggio Emilia, 13 novembre 2018 - «Credo di essere l’unico pasticciere che ha avuto l’onore di servire due papi». Erio Boni ne andava fiero, e con voce profonda amava raccontarlo agli amici che entravano nella pasticceria di via Roma. Papa Luciani e papa Wojtyla, i pontefici che ebbero la fortuna di assaggiare le sue dolci specialità. A 82 anni Erio Boni ha cessato di vivere al Santa Maria Nuova dov’era ricoverato da qualche tempo.

Se n’è andato un grande personaggio, un importante pezzo di storia cittadina. Un’emozione sempre uguale, per i reggiani, entrare nel locale con il lungo banco di alluminio («Un pezzo intero - raccontava - non è facile trovarne di uguali»), gli antichi mobili di noce che aveva acquistato da un collega pasticciere di Parma andato in pensione. Un’emozione restare incollati alle vetrine e non decidersi tra la pasticceria del nord come le sacher o i cannellini, oppure quella del sud come le cassate e i babà, o la nostra tradizionale come il biscione, la spongata, la torta di tagliatelle, la torta di riso. E quei vassoi di erbazzone e di torta rustica appena sfornati, un profumo e un sapore invitanti anche nel salato. Questo aveva saputo creare Erio Boni. E questo hanno ereditato i due figli, Maurizio e Fabrizio, che proseguono l’attività imprenditoriale nella via del Popol Giost, dopo avere allargato in questi ultimi anni la metratura del locale.

Ma c'è anche una toccante storia d’amore. Sessant’anni insieme, Erio e la moglie Palmira Arduini che tutti chiamano Piera. Un legame unico. Si erano sposati giovanissimi, lui di Montecchio e lei di Bibbiano, e lo stesso anno del matrimonio entrarono in pasticceria. Erio nel laboratorio, Piera dietro il banco del bar. Ieri mattina alle sei, come sempre, Piera ha aperto il negozio. Poco dopo avrebbe dovuto andare all’ospedale per stare accanto al marito. Lì l’hanno avvertita.

La pasticceria c’era dal 1890: l’aveva avviata Onorino Zapparoli, cui subentrò in seguito Sesto Colognese. Boni, che aveva imparato il mestiere dal papà pasticciere a Montecchio, rilevò il negozio laboratorio da Colognese nel 1963 e nei decenni seppe ingrandire sempre di più le dimensioni dell’attività, anche grazie a un’innata capacità di stringere amicizia con tutti. Un rapporto privilegiato l’aveva con la Chiesa. Nella pasticceria entravano don Claudio Iori, don Alcide Pecorari. E quand’era a Reggio, il futuro cardinale Camillo Ruini. Quanti matrimoni, quanti battesimi e cresime. Quante feste religiose, laiche e pubbliche con le maxi torte di frutta di misure record. Boni ricordava la volta che papa Wojtyla, in visita a Reggio, lo fece chiamare. Gli chiese un pezzo di grana e gli domandò con un sorriso: «Devo chiamarlo parmigiano-reggiano oppure, dato che mi trovo a Reggio, reggiano-parmigiano?».

I funerali di Erio Boni si terranno domani alle 14,30 in San Giacomo, la parrocchia a venti metri dalla pasticceria.