ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Fabbiani assolto: "È stato un incubo infinito"

L’ex vicecomandante di polizia locale dopo la sentenza di secondo grado: "Ho perso il lavoro e la mia reputazione è stata compromessa"

Da sinistra: l’ex ispettore Annalisa Pallai. e l’ex vicecomandante della polizia locale Tito Fabbiani

Da sinistra: l’ex ispettore Annalisa Pallai. e l’ex vicecomandante della polizia locale Tito Fabbiani

"Io e la mia famiglia abbiamo vissuto un incubo infinito. Sono contento che finalmente sia stata riconosciuta, dall’autorità giudiziaria nella quale ho sempre avuto la massima fiducia, la mia totale estraneità a ogni tipo di abuso, come ho sempre ribadito con forza fin dall’inizio". Tito Fabbiani, 61enne ex vicecomandante della polizia locale della Val d’Enza, parla per per prima volta dopo la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto dal 2018 e che portò all’azzeramento dei vertici del comando di Montecchio. Come anticipato dal Carlino, Fabbiani, difeso dagli avvocati Giulio Garuti e Gabriele Riatti, è stato assolto martedì dalla Corte d’Appello dall’accusa di abuso dei mezzi di correzione verso agenti sottoposti: "Il fatto non sussiste".

In primo grado, nel giugno 2022, lui fu condannato a 1 anno e 2 mesi per questo reato, in cui il collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti, a latere Simone Medioli Devoto e Silvia Semprini, riqualificò l’imputazione di maltrattamenti. Il tribunale reggiano lo riconobbe responsabile di vessazioni verso tre dei cinque vigili che si erano costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Ernesto D’Enza, più uno non costituito: l’accusa è caduta in secondo grado. "In questi anni, a seguito della vicenda processuale, ho perso il lavoro e la mia reputazione è stata compromessa – dice Fabbiani – . Ringrazio i miei familiari e quelli della mia compagna che ci hanno supportato, e tutti coloro che ci sono stati vicini e che ci hanno aiutato, oltre ai legali che ci hanno tutelato in questi anni".

Fabbiani era già stato assolto in primo grado da tutti gli altri reati contro la pubblica amministrazione, così come le altre due imputate: l’ispettore Annalisa Pallai, sua compagna (pure lei difesa da Garuti e Riatti), e anche l’ex comandante della polizia locale Cristina Caggiati, assistita dall’avvocato Aniello Schettino. Il vicecomandante Fabbiani fu arrestato nel 2018 e posto per tre mesi agli arresti domiciliari. Tutti e tre furono a ruota licenziati dall’Unione Comuni Val d’Enza, che poi si costituì parte civile. Fabbiani fu assolto dall’accusa di appropriazione indebita per una casa che un imprenditore che fa recupero di mezzi dopo gli incidenti gli diede in affitto ma senza contratto, seppur sollecitato dalla coppia. Lui e Caggiati furono assolti dall’abuso d’ufficio per la Mazda Cx3 che secondo l’accusa fu comprata per il comando senza rispettare i parametri di legge e usata solo da lui. Fabbiani e Pallai furono anche prosciolti dalla truffa per le presunte assenze nei turni di lavoro e l’accudimento della loro figlia neonata nel comando di Montecchio. Caggiati fu assolta dall’accusa di omessa denuncia delle condotte tenute da Fabbiani.

Furono avviate cause di lavoro: Pallai la vinse con il reintegro nell’Unione, e anche Caggiati rientrò all’opera dopo che il giudice propose di revocare il licenziamento, e l’ente accettò. Poco dopo il primo verdetto, gli agenti parti civili per i quali Fabbiani fu condannato revocarono la costituzione sulla base di un accordo con l’imputato. Oltreché dalla difesa, la sentenza di primo grado era stata impugnata dalla Procura solo per Fabbiani e su due accuse: l’abuso dei mezzi di correzione, sui quali il pm ha insistito che fossero maltrattamenti; l’abuso d’ufficio per la Mazda, sostenendo che dopo l’abolizione del reato, per il pm il fatto si potesse inquadrare in peculato. In secondo grado, figurava come parte civile solo l’Unione. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto di accogliere l’appello del pm. La Corte d’Appello hainvece condiviso le ragioni della difesa.

Alessandra Codeluppi