"Far cantare amatori è stato commovente"

Il maestro Giaroli, presidente di Fantasia in RE e guida della Filarmonica delle Terre Verdiane, racconta i successi della sua carriera

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di Lara Maria Ferrari

Al centro di un triangolo tremendo, che comprende teatro di Piacenza, Regio di Parma e Busseto. Questa è la scena di Fidenza, nelle parole di Stefano Giaroli, direttore d’orchestra dell’Otello di Verdi al teatro Magnani, per l’apertura di stagione. Giaroli (55 anni, formatosi nei Conservatori di Reggio, Parma e Bologna e con un’intensa attività di direttore d’orchestra, pianista e produttore teatrale) ha impresso una concertazione attenta e corposa alla guida dell’Orchestra Filarmonica delle Terre Verdiane.

Allora Maestro, l’Otello a Fidenza mancava da 16 anni. Com’è andata?

"Bene! Fidenza non è facile. Quindi, pur non disponendo di mezzi enormi, gli organizzatori creano aspettative alte e accettano sfide ambiziose. Con la mia orchestra, il Coro dell’Opera di Parma e un cast di assoluto livello abbiamo vinto quest’avvincente sfida".

Il suo debutto è avvenuto nel 2001, con la Traviata alla Messehalle di Basilea. Quali sono le direzioni che ricorda con più affetto e gioia?

"Le prime le considero con affetto perché utili a formarmi, ma le vere gioie sono arrivate più avanti con la maturità e la confidenza con orchestra e palco. Fortunatamente sono moltissime, ne scelgo 5: Requiem di Mozart ai Teatini di Piacenza a fine Covid; debutto di Falstaff, opera fantastica e modernissima non abbastanza apprezzata; Turandot a Palazzo Farnese di Piacenza, pura magia; Tosca nella miniera all’Elba, per l’atmosfera irripetibile; l’Otello appena diretto a distanza di 10 anni dal mio ultimo, dove ho beneficiato della mia crescita artistica; infine, un concerto di Natale nella mia Chiesa a Vezzano, dove ho fatto cantare e suonare coro e orchestra di soli amatori, fra cui i miei figli. La luce negli occhi di chi faceva musica con me e di chi ascoltava non li dimenticherò mai".

Leo Nucci, Renato Bruson e Dimitra Theodossiou sono alcuni dei grandi con i quali ha lavorato. Come si intuisce il potenziale di un giovane di talento?

"E’ più semplice intuire i limiti di un artista. Se qualcosa mi colpisce in audizione cerco di dare un’opportunità in palcoscenico, perché è solo lì che ti fai un’idea se ci siano tutte le qualità necessarie e vi assicuro che di qualità ne servono tante".

Il suo repertorio è molto vasto e comprende i grandi compositori italiani e stranieri. Con quali si trova più a suo agio?

"Sono considerato un verdiano, non a caso Verdi è l’autore che più frequento. Mi sento nel mio, e mi accorgo di avere qualcosa in più da dare. Con tanto studio ed esperienza sono arrivato a sentirmi molto bene anche con Puccini. Poi c’è Mozart che è divino. Amo molto anche l’operetta di Offenbach e Kalmann. Ma il mio autore preferito non lo frequento mai: Bach".

I giudizi di critica e pubblico contano in misura e maniera diverse per un artista. In che modo ne tiene conto?

"Sono atipico, un artigiano della musica, la fama non mi ha mai interessato. In casa mia o nella mia sede non c’è una mia foto o un manifesto col mio nome. Per me è fondamentale l’empatia con gli artisti che dirigo e se c’è quella il pubblico lo sente e si crea l’humus per condividere emozioni. La critica la leggo con attenzione, spesso non sono d’accordo. I complimenti li registro con piacere, ma mi interessano soprattutto le critiche".

Tanti i debutti legati a opere verdiane. Lei preferisce una messa in scena filologicamente ortodossa del Cigno di Busseto oppure le piace anche l’approccio moderno?

"Non ho preconcetti. La regia negli anni ha assunto un’importanza crescente. La tradizione può essere fatta malissimo o benissimo. Al contempo l’innovazione deve essere supportata da buon gusto rispetto dell’opera originale, con idee forti, coerenti. Se è pura provocazione non fa per me".

Come presidente di Fantasia in RE, su quali produzioni sta lavorando?

"La nostra caratteristica è creare produzioni adattabili anche agli storici Teatri di provincia. Per questa ragione siamo destinatari di un contributo della Regione. Attualmente stiamo portando un nuovo allestimento di ‘Al Cavallino Bianco’ in importanti teatri (Sociale di Rovigo, Comunale di Bolzano, Donizetti di Bergamo ed altri). Prestissimo una nuova Traviata al Comunale di Vicenza e un nuovo Don Giovanni all’Alfieri di Asti, solo per citarne alcuni.

Con Arte Scenica lei fornisce scenografie e costumi a moltissimi teatri italiani ed esteri. Da quali istituzioni ha ricevuto commesse, recentemente, e quali sono i pezzi migliori del guardaroba?

"In una battuta: il pezzo forte di ArteScenica è la collaborazione ventennale col grande parmigiano Artemio Cabassi. Con lui abbiamo creato un repertorio di 7mila costumi e una trentina di allestimenti scenografici, che utilizziamo per i nostri spettacoli e per i noleggi. Imminente la consegna di nuovissimi costumi per il Rigoletto al teatro Municipale di Piacenza. Attualmente siamo presenti al Rendano di Cosenza e al Coccia di Novara. Presto saremo al Teatro Arriaga di Bilbao, al Carlo Felice di Genova e all’Opera di Marsiglia".