"Farai la fine di Saman" Genitori assolti in aula "Ora abbiamo paura per la sua incolumità"

Il caso della ragazza pakistana che ha perdonato in aula i familiari. Volevano costringerla a un matrimonio forzato e lei li aveva denunciati. ’Senza veli sulla lingua’: "Questa sentenza rafforza le culture arcaiche".

"Farai la fine di Saman"  Genitori assolti in aula  "Ora abbiamo paura  per la sua incolumità"

"Farai la fine di Saman" Genitori assolti in aula "Ora abbiamo paura per la sua incolumità"

di Benedetta Salsi

"Ci voleva una pena esemplare. Io spero che sia l’ultimo caso in cui dei genitori vengono assolti per un matrimonio forzato. Ora abbiamo paura per la sua vita. Questa era la Saman viva, uguale a lei. E lo Stato non l’ha protetta. Spero non accada mai più. Altrimenti si ritorna come prima. Altrimenti nessuna ragazza verrà più a denunciare".

Ebla Ahmed, presidente nazionale dell’associazione ’Senza Veli Sulla Lingua’, centro antiviolenza che da anni si occupa di accompagnare le donne verso la rinascita, commenta così il caso della ragazza pakistana di 25 anni residente a Reggio che si è chiuso lunedì in tribunale a Reggio. Un altro caso di violenza, in cui la giovane aveva anche tentato il suicidio e denunciato i genitori pur di sfuggire a un matrimonio forzato con un connazionale (fra il dicembre 2021 e l’aprile 2022). È stata protetta dalla rete messa in campo dall’associazione, dai servizi sociali, polizia e tribunale, questa volta; ma il giudice del tribunale ha emesso una sentenza di assoluzione piena per i tre familiari imputati (madre, padre e fratello) perché il "fatto non sussiste".

Ebla, com’è possibile?

"Aspettiamo le motivazioni del giudice. Ma di certo in aula abbiamo assistito a una scena agghiacciante: appena ha visto i genitori è crollata; si è inginocchiata, ha iniziato a piangere. Ha supplicato il giudice di lasciarli stare, ché si era inventata tutto. Ma dobbiamo considerare che le ragazze possono avere un crollo, davanti ai familiari che la guardano come una prostituta. Erano anche vestiti in abiti tradizionali. Tutti segnali".

Ma le minacce nei suoi riguardi erano concrete?

"Abbiamo le denunce, tutti i messaggi, le botte. ’Ti faccio finire come Saman’ le dicevano. O le scrivevano: ’Ammazzati’ per essere scappata di casa e aver denunciato i genitori. Queste cose sono reali. Ora temiamo davvero per la sua vita, perché dal matrimonio forzato non c’è perdono. E denunciare è una condanna a morte per loro".

In questo caso la rete di protezione aveva funzionato fin da subito?

"Sì. Le forze dell’ordine affidarono la ragazza ai servizi sociali di Reggio, che la misero immediatamente in protezione e ci contattarono per chiedere il nostro intervento. Furono attivati immediatamente tutti gli aiuti del caso: percorso psicologico, affiancamento legale, mediatore culturale. La nostra associazione era in contatto telefonico con la ragazza e rispondeva alle sue chiamate ogni momento: di giorno e spesso anche la notte. Infatti oltre all’assistenza psicologica e legale, la giovane non è mai stata lasciata sola da noi e dai servizi sociali. È stata tenuta sempre in protezione, seguita in modo eccellente da tutti gli attori in campo. Le è stato anche trovato un lavoro retribuito, vicino al suo innamorato in Italia. E per i suoi tre familiari era stata emessa la misura di divieto di avvicinamento. Poi però in aula lei ha avuto un crollo".

E ora cosa accadrà?

"Sta tornando a casa, credo. Noi abbiamo dovuto tagliare tutti i contatti con lei anche per proteggere i nostri mediatori. Sono in pericolo anche loro, a questo punto. Quando queste ragazze denunciano violenze familiari o induzione al matrimonio forzato sono combattute tra un’esigenza di libertà e una cultura arcaica e rurale familiare. Una cultura di libertà come la nostra dovrebbe tenerne conto, altrimenti non si raggiungerà mai vera integrazione".

Lei da anni si batte contro la violenza alle donne e i matrimoni forzati.

"Lavoriamo da oltre dieci anni su queste tematiche. Noi per primi ci siamo battuti per la Legge Saman, abbiamo aiutato a scriverla. Chi meglio di me può dire a una ragazza che la religione non c’entra coi matrimoni forzati? Io nasco da famiglia mista e sono musulmana. I matrimoni forzati non appartengono solo ai musulmani, ma anche ai Rom, ai Sikh, spiego loro che sono terribili usanze, lontane dalla religione. E quando lo sentono da una ragazza musulmana si fidano di più".

Come si combattono i matrimoni forzati?

"Facendo formazione nelle scuole dell’obbligo e nei luoghi di culto. Se lavoriamo su queste due cose e facciamo vedere pene esemplari ai genitori possiamo salvare molte vite".

Che valore ha ora questa assoluzione?

"Rispetto il ruolo del giudice. Ma mi spiace che con questa sentenza non si sia tenuto conto e nemmeno apprezzato tutto il lavoro e lo sforzo che è stato fatto con i nostri esperti; il lavoro degli assistenti sociali e delle forze dell’ordine di Reggio. In più questa sentenza di assoluzione completa dei genitori scoraggia le ragazze a denunciare matrimoni forzati e rafforza le culture arcaiche e arretrate delle famiglie che dovrebbero integrarsi, perché avalla le loro culture sbagliate e, come nel caso di Saman Abbas, criminali. Ci auguriamo che la ragazza, dopo un eventuale viaggio in Pakistan, rientri in Italia".