"Fate riaprire i negozi o per loro sarà la fine"

Anva ha presentato le sue istanze al prefetto Rolli, Spallanzani (Cna Commercio) tuona: "Tutte le attività di ’vicinato’ sono al palo"

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Dal corteo in circonvallazione all’ufficio del Prefetto Iolanda Rolli, l’Anva Confesercenti di Reggio continua a condurre l’attenzione pubblica sulla "crisi gravissima" che la categoria si sta trovando ad affrontare e che "diventa sempre più difficile da accettare", si legge in una nota inviata dall’associazione.

Ieri mattina una delegazione di cinque operatori Anva ha incontrato il Prefetto, per consegnare un documento che illustra, in cinque punti, come strutturare la ripartenza delle attività mercatali.

Prima tra tutte le istanze è la certezza sulle riaperture, finora subite ‘a singhiozzo’ senza possibilità di programmazione. Segue l’esigenza stringente di sostegni economici adeguati e di prestiti statali a lunga scadenza. Al quarto punto si trova la velocizzazione della campagna vaccinale e sull’ultimo si apre un capitolo spinoso: la richiesta di parità di trattamento rispetto ad altre categorie commerciali. Una delle questioni più scottanti che hanno acceso la miccia della scorsa manifestazione, una settimana fa esatta, quando circa 200 automezzi di commercianti su area pubblica hanno bloccato il traffico dell’onda verde. Compresa la prudenza per il contenimento dei contagi, rimane infatti l’amaro in bocca di vedere aperti negozi che vendono articoli identici. Trattasi di attività identificate come ‘necessarie’, tra cui rientra ad esempio chi vende articoli di ferramenta e profumeria, ma anche abbigliamento per lo sport o per i bambini. "In zona rossa - spiega Anva - gli operatori in sede fissa di molte merceologie sono aperti, mentre quelli dei mercati e delle fiere sono chiusi pur lavorando all’aria aperta, quindi in condizione di maggiore sicurezza. E’ ovvio che molti si sentano discriminati". "Le nostre - aggiunge l’associazione - sono aziende familiari che spesso non possono contare su una seconda fonte di reddito. Inoltre c’è il problema della programmazione delle forniture: molti operatori si sono indebitati lo scorso anno, dopo aver perso la primavera scorsa, adesso rischiamo di trovarci nella stessa situazione".

Sui medesimi toni è la polemica sollevata da Cna Commercio Reggio: "Mentre le norme in vigore impediscono alle aziende di abbigliamento e calzature di lavorare, se non online, altre aziende del commercio affini per tipologia possono restare aperte - tuona il presidente Dino Spallanzani -. In questo modo tutte le attività ‘di vicinato’ rimangono al palo, mentre i colossi del web hanno la strada spianata". In una parola, la situazione sta diventando "insostenibile - aggiunge -. La pandemia è andata a colpire un settore già in difficoltà, che negli ultimi nove anni ha registrato la cessazione di tanti punti vendita. Dobbiamo riaprire, o per molti di noi sarà impossibile sopravvivere". Altro fattore di dissenso sono, di nuovo, le intere collezioni stagionali ora stazionate in magazzino, oppure i famosi protocolli di sicurezza adottati dopo il primo lockdown, che rappresentano un percorso già battuto e pronto a essere attraversato di nuovo, senza finire annoverati tra le attività ‘portatrici di contagio’. "Se può lavorare in sicurezza un negozio di intimo, sport o abbigliamento per bambini, può farlo anche uno di abbigliamento o calzature per adulti - considera Mauro Sironi, titolare di Confezioni Sironi Uomo -. Non c’era assembramento nei negozi già prima del Covid, ancora meno dopo lo scoppio della pandemia".

Giulia Beneventi