Federica Monti morta a Reggio. "Non sappiamo cosa l'abbia uccisa"

LA 34enne era appena tornata dall'Argentina. Mazzi, direttore sanitario dell’Arcispedale: "Siamo emotivamente provati"

Federica Monti

Federica Monti

Reggio Emilia, 25 gennaio 2019 - Non ha neppure un nome il male che ha spento per sempre quel sorriso solare che scioglieva tutti. Un virus? Un batterio killer? Non si sa. Federica Monti, 34 anni, è morta ieri notte nel pieno della vita senza ancora un perché. Era nel suo momento di apoteosi, quello che desiderava da una vita intera: si era sposata col suo Alessandro il 22 dicembre scorso. Un Natale perfetto. Poi, la luna di miele in Argentina, fin giù nella splendida Terra del Fuoco in Patagonia. Quella che Luis Sepulveda in un suo libro descriveva come la «Fine del Mondo». Già. 

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Al ritorno dal viaggio di nozze, poco dopo l’Epifania, Federica accusa dei piccoli malori. Sarà il jet-lag o l’escursione termica, pensa. Può capitare quando si va da uno spicchio all’altro del globo. E sembra una normale influenza anche ad una prima visita. I sintomi però si fanno strani. Le medicine non fanno effetto. Federica corre al pronto soccorso. I medici la visitano e capiscono che la situazione è grave.  Viene ricoverata d’urgenza, nel reparto di rianimazione del Santa Maria Nuova.

Mercoledì sera si intravedeva qualche piccolissimo segnale di miglioramento, ma le condizioni si sono aggravate improvvisamente. E intorno alle 2 di notte il suo cuore non pulsava più. Chissà quale maledetto e misterioso fattore x, contratto con ogni probabilità in Sud America, le ha distrutto il sistema immunitario. Oggi verrà eseguito il riscontro diagnostico con particolare attenzione su tessuti e cellule per individuare l’agente scatenante, nell’ambito di un’indagine interna disposta dall’Ausl, per accertare le cause. 

«Siamo emotivamente provati – ha detto Giorgio Mazzi, direttore sanitario dell’Arcispedale –. Il fatto che Federica fosse giovane e appena sposata è un dramma nel dramma. Avremmo voluto fare l’impossibile, ma non ci siamo riusciti purtroppo. Quando è arrivata giovedì al pronto soccorso, era già in uno stadio avanzato e l’abbiamo subito ricoverata. Abbiamo fatto tutti gli esami immaginabili, ma hanno dato esiti negativi. Non sappiamo cosa possa essere stato ad ucciderla. Non possiamo chiamarlo neppure virus o batterio per ora. Si tratta sicuramente di una patologia acuta di natura infettiva contratta quasi certamente in Argentina. E sospettiamo si tratti di qualcosa di anomalo e di non comune. Potrebbe essere stata causata da mille variabili, da un cibo piuttosto che a una bevanda o ad una puntura di insetto. Contagiosità sulle persone con cui è stata a contatto? Al momento non è stata rilevata, ma attendiamo di capire cosa sia stato e poi ci muoveremo di conseguenza». 

Federica era conosciutissima a Reggio, la sua città. Aveva frequentato il liceo classico Ariosto in quella sezione D dove conobbe persone che sono diventate amiche vere nella vita e che l’hanno vista raggiante al suo matrimonio del 22 dicembre celebrato a Quattro Castella; su quell’altare dove l’ha portata con amore Alessandro, suo compagno anche di lavoro alla Chiesi Farmaceutici di Parma, città in cui vivevano pure, dopo la laurea ottenuta in lingue. Era diventata zia a novembre: il fratello Fabio le aveva dato un primo regalo in vista delle nozze, il piccolo Camillo che lei adorava. Ora ci sono solo lacrime, quelle della sorella Francesca, nota pediatra, e dei genitori Paolo e Deanna. E neppure un virus da maledire.