Furto di elettricità al campo nomadi Condanna a 3 mesi

La difesa: "L’Enel non ha mai contestato nulla, né fermato l’erogazione: dove sta il reato?"

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di Alessandra Codeluppi

Tre mesi di condanna e 100 euro di multa, con pena sospesa per tutti a parte quattro imputati.

È il verdetto emesso ieri dal giudice Giovanni Ghini per i quattordici nomadi arrestati il 30 marzo per furto aggravato di energia elettrica, a seguito di un blitz dei carabinieri nei due insediamenti di Bibbiano, in via Nenni e in via Sauro. Finiti ai domiciliari, erano poi stati liberati. Quel giorno erano stati sequestrati venti moduli abitativi e strutture in muratura, oltre a documentazione per approfondimenti investigativi: l’inchiesta è stata coordinata dal sostituto procuratore Valentina Salvi. I quattordici residenti sono stati giudicati col rito abbreviato.

Per tredici di loro il pm ha chiesto 2 anni e mille euro di multa, senza attenuanti generiche, rimarcando che avevano alle spalle molti reati contro il patrimonio. Per una sola donna, incensurata, ha domandato 6 mesi e 200 euro di multa.

Le difese hanno chiesto, portando differenti tesi, l’assoluzione: in aula gli avvocati Davide Martinelli e Rossella Zagni, oltre a Matteo Bolsi in sostituzione di Liborio Cataliotti.

L’avvocato Carme Pisanello difende alcuni imputati sel campo di via Nenni: "Fino al 2010 c’era un contratto dell’Enel forfettario: ogni mese i miei assistiti pagavano un canone anticipato, poi arrivava la fornitura di corrente. Quell’anno Enel chiuse il contratto, ma la luce continuò a essere fornita fino all’operazione dei carabinieri in marzo. Ma Enel non inviò mai una lettera di richiesta di pagamento. Non solo: nel 2018 Enel rimborsò loro i pagamenti fatti sino al 2010".

Il legale porta anche un documento del Comune di Bibbiano del 25 luglio 2019 indirizzato alla Prefettura. "Sono presenti allacciamenti elettrici alla pubblica rete. L’approvvigionamento idrico, in base alle nostre informazioni, è garantito previo utilizzo di pozzo domestico. Dalla documentazione nei nostri uffici, i sette insediamenti non risultano allacciati alla pubblica fognatura anche per mancanza di questo servizio nelle zone occupate".

Si fa riferimento a delibere della giunta regionale del 2014 e del 2015: "Si sono avviati confronti con alcune famiglie". Ribatte Pisanello: "Ma a loro non è mai arrivata alcuna lettera o alcuna richiesta di pagamento. Peraltro una legge della Comunità europea stanziava fondi per i nomadi: loro in buona fede credevano che servissero a pagare le utenze". Il legale annuncia "ricorso in Appello".