Reggio Emilia, processione contro il gay pride? "La Curia non appoggia"

Dalla Diocesi nessun sostegno al gruppo di cattolici che manifesteranno il 3 giugno. "Eravamo all’oscuro, non abbiamo mai concesso nè il sagrato, nè la Cattedrale"

Il vescovo Massimo Camisasca: ieri il suo portavoce ha detto che la Diocesi non era a conoscenza della manifestazione contro il gay pride

Il vescovo Massimo Camisasca: ieri il suo portavoce ha detto che la Diocesi non era a conoscenza della manifestazione contro il gay pride

Reggio Emilia, 16 maggio 2017 - La Curia reggiana non intende appoggiare la manifestazione con preghiera ‘di riparazione’ per gli omosessuali, organizzata da un gruppo di cittadini cattolici il 3 giugno, nello stesso giorno in cui si terrà il ‘REmilia pride’.

«La Diocesi ne era all’oscuro: l’ha appreso dalla lettura dei giornali – spiega il portavoce del vescovo Massimo Camisasca –. Al momento non risulta che sia stata chiesta alcuna autorizzazione né alla Diocesi, né alla parrocchia della Duomo. Non è stato autorizzato l’uso del nome della Cattedrale e nemmeno quello del suo sagrato. Oltretutto non si conosce l’identità dei promotori».

I fedeli che stanno preparando l’evento fanno capo al neonato comitato intitolato alla beata reggiana Giovanna Scopelli, che ha aperto un gruppo su Facebook che a ieri contava un migliaio di aderenti. La processione religiosa, «a riparazione dello scandalo pubblico che i sodomiti daranno quel giorno», si dovrebbe snodare, secondo le intenzioni del comitato, «dal sagrato del Duomo», alle 10.30 del 3 giugno, per poi raggiungere la Basilica della Ghiara recitando preghiere.

La manifestazione, però, non avrà il sostegno della Chiesa reggiana: «La Diocesi – prosegue il portavoce – non ha dato e non darà appoggio a quest’iniziativa».

Le differenti sensibilità e visioni all’interno della Chiesa sul mondo omosessuale vengono così alla luce in un aperto contrasto tra chi, come nella parrocchia di Regina Pacis, organizza veglie di preghiera – l’ultima domenica sera –per i gay discriminati; e chi, invece, non si trova affatto d’accordo nel dare sostegno.

«Nel silenzio sconcertante dei nostri vescovi – scriveva ieri un fedele sulla pagina facebook del comitato – dobbiamo essere noi laici a salvare la Chiesa».

Ma dopo l’appello di Papa Francesco, a fine 2016, «ad accogliere gay e trans, come farebbe Gesù», anche tra i prelati si registra una differente disponibilità al dialogo.

I promotori della manifestazione religiosa sono alcuni reggiani, appoggiati anche da persone di altre città che hanno dato consenso all’iniziativa: fedeli che si sono mossi in modo spontaneo, senza l’appoggio di parrocchie o singoli sacerdoti e che avevano, a quanto trapela, intenzione di rivolgersi in queste ore alla Diocesi per vedere accettata la loro iniziativa.

Abbiamo cercato di contattare i referenti della pagina facebook del comitato, che ieri hanno però scritto in un post di non voler concedere interviste, annunciando per oggi un comunicato stampa.

Ma perché è stata scelta proprio Reggio per una manifestazione religiosa anti gaypride? Ce lo spiegano da Radio Spada, «sito di controinformazione – scrivono – che ritiene il cattolicesimo romano l’unica forma veridica ed efficace di antagonismo culturale», che ha deciso di appoggiarla: «Abbiamo aderito sulla base della proposta lanciata dal comitato. Si svolge a Reggio perché il REmilia pride vuole commemorare la prima unione civile che è stata sancita proprio in questa città».