Gessi triassici, sfida aperta per diventare patrimonio Unesco

La candidatura del sito è già stata inserita nella lista italiana del luoghi ritenuti di eccezionale valore universale

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I Gessi triassici del Secchia e più ampiamente dell’intera regione sono sotto osservazione dell’Unesco e aspirano a diventare, come le Dolomiti, patrimonio dell’Umanità. Le ‘grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna’ costituiscono un bene naturale che potrebbe essere presentato, quale candidato italiano unico, a ‘Patrimonio mondiale ambientale dell’Umanità". Questo è quanto emerso dopo un incontro tra Ministero dell’Ambiente, Regione Emilia-Romagna, Parco Nazionale Appennino tosco-emiliano, parchi regionali e consulenti incaricati per valutare lo stato dell’arte e il cammino possibile della candidatura a World Heritage – Patrimonio dell’Umanità Unesco del sistema gessi dell’Emilia Romagna, tra i quali i Gessi Triassici dell’Appennino, indiscutibilmente fra i più pregiati.

Il sito, costituito da varie aree carsiche gessose che si estendono dall’Appennino reggiano fino al faentino, rappresenta un patrimonio tra i più significativi a livello mondiale per sviluppo e profondità delle grotte. Già è stato inserito dalla Commissione nazionale italiana Unesco nella "Tentative List" proposta dall’Italia all’Unesco dal 2018. ‘Tentative List’ è la lista che racchiude i siti selezionati dagli Stati proponenti e ritenuti di eccezionale valore universale, adatti all’inserimento nella "World Heritage List" dell’Unesco.

"Non è il caso di sollevare aspettative o timori sproporzionati che sarebbero quantomeno prematuri – commenta Fausto Giovanelli, presidente del Parco -. Il cammino della candidatura è ancora lungo, incerto e difficile. Ci sono scadenze: dopo la prevalutazione di settembre 2021 seguirà l’ipotetica valutazione Unesco ufficiale forse a febbraio 2022 o più probabilmente a febbraio 2023. E’ comunque una candidatura che riconosce, in un posto preciso del nostro Appennino, un sistema dal valore cultura e scientifico immenso in quell’area così importante e lasciata a lungo nei decenni trascorsi, ai margini dell’attenzione degli enti e delle istituzioni".

Settimo Baisi