
Confindustria Emilia-Romagna: il convegno ieri a Bologna sul tema delle infrastrutture idriche e. gestione dei corsi d’acqua
Progettare nuove dighe e invasi in Emilia-Romagna, a partire da Vetto. È questa una delle principali proposte che Confindustria Emilia-Romagna consegna alla Regione, elencate nel corso di un convegno nel capoluogo emiliano, ieri mattina, sul tema delle infrastrutture idriche e sulla gestione dei corsi d’acqua in regione. Proposte che l’associazione degli industriali ha affiancato ad alcuni studi sulla gestione idrica nel territorio, per mantenere alta l’attenzione su alcune criticità che la realizzazione di queste dighe potrebbero, in parte, "risolvere".
"Dagli anni Settanta a oggi, solo un’opera infrastrutturale di rilievo è stata realizzata delle decine che sono state discusse o ipotizzate, cioè la Diga di Ridracoli – ha sottolineato la presidente di Confindustria Emilia-Romagna, Annalisa Sassi –. Per cinquant’anni l’acqua, nel nostro territorio, è stata sostanzialmente data per scontata. Oggi non possiamo più permettercelo, ed è anche per questo che vogliamo offrire un contributo di idee e proposte: è necessario aprire una nuova stagione di pianificazione e di investimenti, avviando un lavoro congiunto e mirato verso un piano concreto di interventi e una nuova governance della risorsa idrica".
Nel dettaglio, sulla diga di Vetto è intervenuto anche il presidente della Regione, Michele de Pascale, presente ieri mattina al convegno: "È stata fatta una norma per nominare un commissario, ma da più di trenta giorni questa nomina non avviene – sottolinea –. Anche in polizia ci sono i commissari, ma non è il termine che determina la velocità dell’iter".
Nel caso del rigassificatore di Ravenna, citato dallo stesso presidente, "c’erano poteri speciali, tempi contingentati per le autorizzazioni e una struttura, che era quella della Regione, che si è fatta carico di tutte le procedure. Mentre nel caso della Diga di Vetto, invece, avevamo delle perplessità non tanto sullo strumento del commissario, che è comprensibile, ma sull’identificare una figura che poi da sola, senza poteri speciali, non si capisce in che modo potrà accelerare quella procedura".
Ora la Regione, come ricordato dall’assessora all’Ambiente, Irene Priolo, sta lavorando al nuovo Piano regionale di tutela delle acque: "Per fortuna oggi non c’è più una preclusione a livello territoriale per la realizzazione dell’invaso di Vetto. Ci dispiace non ci sia stata data la gestione dal Governo, perché è stato fatto un commissario. Ma l’importante è andare avanti".
Prende posizione anche Elena Ugolini, ex candidata alla presidenza della Regione del centrodestra e oggi consigliera di Rete civica, sul nodo della gestione delle acque. "Già negli anni ‘70- ricorda Ugolini – erano già state progettate venti dighe, ma l’ultima realizzata fu quella di Ridracoli nel lontano 1982. Se fosse stata progettata anche quella di Vetto, avremmo evitato problemi ingenti al territorio e alle persone. Basti ricordare il disastro avvenuto a Lentigione".