È stato condannato in abbreviato a tre mesi che si sommano – in continuazione di reato – alla pena precedente di un anno e tre mesi per detenzione ai fini di spaccio di droga. È la decisione del giudice Michela Caputo riguardo al 26enne Carmine Mungiguerra, arrestato dai carabinieri di Scandiano (su segnalazione di alcuni cittadini) ad Arceto, vicino ai laghetti, il 22 ottobre scorso. Il giovane era stato trovato in possesso di alcune dosi di cocaina in un’auto guidata da una donna, risultata essere poi la madre. La quale era stata costretta – secondo quanto raccolto dagli inquirenti in fase di indagini – ad accompagnarlo a spacciare per timore di ritorsioni nei suoi confronti. Ma il ragazzo in aula, difeso dall’avvocato Daniele Dallara, ha rettificato: "Avevo detto così a mia madre perché mi vergognavo di dirle che in realtà la droga era per me. Non andavo a spacciarla, ma a comprarla", parlando dunque di uso personale nel rispondere alle domande della pm Isabella Chiesi, titolare del fascicolo d’inchiesta. Nella sua abitazione erano state trovate ulteriori quattro dosi, un bilancino e un telefonino che secondo i militari conteneva messaggi che comprovavano la sua attività di spaccio. Il ragazzo non andrà in carcere, ma il giudice ha disposto l’obbligo di firma.