
I primi ad assistere sono arrivati di mattina presto, per filmare passo passo l’abbattimento di un pezzo di storia del quartiere. Visi pensosi rivolti verso l’alveo del Crostolo, dove un enorme braccio meccanico ha demolito l’impalcato della passerella vecchia, sorretta dai pilastri. I lavori sono stati più rapidi del previsto, rispetto agli annunciati due giorni. La nuova vita del Gattaglio riparte da qui, dalla distruzione di un tassello malandato e vecchio, per quanto importante, nel mosaico del quartiere, e conseguentemente dall’innalzamento del nuovo ponte, moderno, a campata unica. In effetti l’aggettivo sulla bocca di tutti, residenti e curiosi, ieri era storico.
Questa zona densamente popolata e vissuta ha visto mescolarsi le generazioni, con le precedenti che hanno assistito da vicino all’edificazione del collegamento soppresso ieri.
"Nella casa rosa dietro il ponte, oltre via Zanichelli, ci abita mio fratello. Vi sorge una pasticceria molto frequentata e altri negozi, perciò la presenza di un ponte è necessaria, specie per noi persone anziane – attacca Luigi Minei, abitante del Gattaglio e pasticciere a sua volta –. Se si sono decisi a realizzarne uno nuovo, è un bene. Spero soltanto che lo sostituiscano rapidamente. Vedo che adesso per le opere in muratura o cemento armato non occorre tanto tempo come una volta. Qualche mese e le tirano su".
È proprio Luigi a farci da guida fra le strade che compongono il dedalo sinuoso fra via Calatafimi e via Beretti, staccandosi dai suoi amici, protesi sul torrente a osservare i lavori. Siamo sul retro del rinomato bocciodromo, dove gli allenamenti sono in corso e un giocatore di Albinea ha appena toccato il boccino rosso. Una pista frequentata non solo da gente di qui.
Attaccato c’è il circolo Gatto Azzurro, che dà il nome anche alla polisportiva, nella cui bacheca troneggiano vari trofei.
"Questa cintura collega il circolo al parcheggio e al cimitero monumentale. Tante attività abbiamo abbandonato negli anni, pesca compresa – prosegue Luigi –. Il rifacimento del ponte sarà un pezzo fondamentale nella storia del quartiere, che altrimenti andrebbe a morire. Sono lavori urgenti, essenziali". Giovanni Vanzini possiede la fotografia del primo ponte, quello risalente al 1922: "L’ha fatta mio zio". Accanto, il figlio Massimo: "Sono nato nel ‘66 quindi ho fatto in tempo ad affezionarmi a questa passerella, mia compagna di giochi". Franco Sforacchi è "l’ultimo partigiano di Baiso", lo avevano catturato i tedeschi. Ha 99 anni e ci racconta che viene dalla montagna, la moglie è morta e per fortuna adesso ha una badante. "Sono nato nella casa là in fondo, via Gattaglio 34. Non ha lo sguardo rivolto alla demolizione e sebbene non ne parli la nuova costruzione che va a iniziare è anche per lui. Entrambi "nati" al Gattaglio sono Graziano Cuna, presidente del circolo, e il tesoriere Erio Benassi, che ammette: "Quando hanno eretto il ponte sui pilastri era il 1957, io ero bambino, e adesso lo vedo mentre lo buttano giù. Fa una certa impressione. Ci transita sopra la gente dalla Roncina per entrare in città, non è mica un ponte sul Tresinaro. È un disagio mica piccolo questo stop temporaneo". "Ma il ponte andava fatto –. lo riprende l’amico socio – e verrà realizzato in maniera da abbellire il contesto urbano".