Gli negano la cittadinanza italiana "Pericolo per la sicurezza dello Stato"

Lo strano caso di Hafiz Mohammad Anvar, 45 anni, da 24 in Italia, lavoratore integrato e senza ombre. L’avvocato Russo: "Faremo ricorso al Tar: il sospetto è che sia tutta colpa di un omonimo che vive in Usa"

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di Daniele Petrone

Lo strano caso di cittadinanza italiana negata. "Dall’attività informativa esperita sono emersi elementi che non consentono di escludere possibili pericoli per la sicurezza della Repubblica", questa la motivazione del Ministero degli Interni con la quale è stata respinta la domanda di Hafiz Mohammad Anwar, 45enne pakistano, residente a Correggio da ventiquattro anni in una casa di sua proprietà, dove lavora con un contratto a tempo indeterminato da tempo grazie ad una regolare carta di soggiorno di lungo periodo.

Insomma parrebbe essere un perfetto esempio di integrazione, in paese è conosciuto da tutti anche per la sua attività di responsabile del centro culturale islamico (dove ha ricoperto fino a qualche anno fa la carica di Imam) e con iniziative propositive di collaborazione con la chiesa cattolica.

Ma per lo Stato non è così. "Non ha precedenti penali e neppure denunce. È totalmente incensurato", spiega lo studio legale dell’avvocato Angelo Russo che assieme alla tirocinante Ihsane Ait Yahia sta preparando il ricorso al Tar del Lazio. Ed è proprio nella fedina penale pulita, la presunta anomalia.

"La verifica della sussistenza di motivi inerenti alla sicurezza non si riduce all’accertamento di fatti penalmente rilevanti, ma si estende all’area della prevenzione di reati (…). Può assumere rilevanza anche il semplice sospetto", si legge sempre nel documento del Ministero controfirmato dal sottosegretario Ivan Scalfarotto.

"Come si fa a negare una cittadinanza sulla base di un sospetto o di un pregiudizio? Crediamo che questa sia una discriminazione e di un diritto negato in materia di immigrazione. Su quali prove il nostro assistito viene ritenuto un pericolo per la società? Abbiamo fatto alcune ricerche, ma non risulta alcuna segnalazione a suo carico. Anche perché se fosse un pericolo, allora perché gli hanno concesso la carta di soggiorno? È una contraddizione…", chiosano i legali.

Anche la moglie Bushra – che ha ottenuto il ricongiungimento familiare da 16 anni – si è visto andare in frantumi pochi giorni fa il sogno di diventare cittadina italiana. Sempre con le motivazioni legate alla presunta pericolosità del coniuge secondo "dati riservati di organismi istituzionalmente preposti ad operare per la sicurezza dello Stato e dunque riconducibili a fonti affidabili di cui non è dato dubitare", recita sempre il Ministero. Ed essendo riservati, gli avvocati non possono averne accesso: "Dietro potrebbe esserci un equivoco, un caso di omonomia, dato che abbiamo scoperto esistere un Hafiz Mohammad Anwar negli Usa, ricercato per truffe e altri reati. Ma qualunque fosse il motivo, crediamo ci sia troppa discrezionalità nel decidere sulla cittadinanza, l’iter dovrebbe essere comprovato da dati oggettivi. Anche per questo portiamo avanti questa battaglia".