"Green pass in azienda: assenteismo basso"

Carlo Galli, vicepresidente Unindustria e direttore Risorse Umane di Kholer: "Stimiamo un 4% di lavoratori a rischio il 15"

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Dottor Carlo Galli (foto), vicepresidente di Unindustria e direttore del dipartimento ‘Risorse Umane’ della Kholer Engines di Reggio, come state vivendo questa settimana che si annuncia ‘caldissima’ sul fronte del lavoro e dell’organizzazione aziendale in vista dell’obbligo del Green Pass?

"Noi aziendalmente siamo tranquilli. Abbiamo lavorato fianco a fianco con i nostri lavoratori per cercare di organizzarci coi turni e metterci nelle condizioni di poter avere meno problemi possibili"

Quindi, nessuna contrapposizione sul posto di lavoro, ma, al contrario, si lavora fianco a fianco per una trovare i migliori rimedi possibile, è così?

"A Reggio, credo sinceramente che i problemi si siano sempre risolti in questo modo. Non solo all’interno della mia azienda, ma anche in generale, in tutte quelle che fanno riferimento a Unindustria. Il concetto è quello di ‘fare assieme’, cercando di trovare un terreno comune tra le istanze di tutti. E credo che anche sul quello, piuttosto scivoloso, del Green pass i risultati sono stati eccellenti"

Si percepisce l’idea che il buon senso è sempre una risorsa in casi come questi…

"Assolutamente. A me pare che il problema sia più fuori"

In che senso?

"Beh qui ci sono milioni di lavoratori che hanno bisogno di fare tamponi ogni 48 ore e il massimo di disponibilità, al momento, sono 300, 400 mila. E’ evidente che questo è un grosso problema che deve essere risolto, altrimenti la misura rischia di non essere sostenibile. Per non parlare, di tutto il tema relativo alle app che possono essere utilizzate per controllarlo con, a corollario, le normative legate alla privacy e ai dati sensibili che possono essere assunti"

Avete una stima di quanti possano essere quei lavoratori che abbiano scelto di non sottoporsi al vaccino ed optare per il Green pass?

"Su Reggio? Siamo in una media nazionale. In Italia si ritiene che il 10, 15% della popolazione non si sia ancora sottoposta a vaccinazione, di questi, un circa il 4, 5% possono essere i lavoratori che da venerdì sono a rischio ‘assenteismo’. Su Reggio siamo, più o meno, in quell’ordine percentuale".

Alcune aziende hanno optato per sostenere i propri lavoratori pagando loro i tamponi (‘Natura Sì’ per esempio, notizia ampiamente ribattuta e rimpallata sull’intero territorio nazionale), a Reggio Emilia vi sono casi simili?

"Non lo escludo assolutamente. La mia sensazione è che si tratti di aziende di medio, piccole dimensioni, quelle che, classicamente, hanno 10, 12 dipendenti. Per queste rischiare l’assenza di uno o più di loro potrebbe creare davvero danni incalcolabili alla catena produttiva. Immagino che per quel datore di lavoro, spendere mensilmente, per un periodo limitato – come deve essere la misura del Green pass – i soldi dei tamponi per i propri dipendenti sia molto più conveniente che temere di perdere una risorsa, anche per qualche giorno. Per le grandi aziende, invece, è diverso".

Ci spieghi

"Ci sono delle regole e delle linee guida e, sempre all’interno di un margine di flessibilità e buon senso, bisogna sempre porsi all’interno di queste e farle rispettare al meglio possibile. Poi è chiaro che, per esempio, come Unindustria stiamo cercando di sviluppare delle convenzioni con vari laboratori per poter avere accesso ai tamponi, per minimizzare i disagi".

Avete già considerato quello che potrebbe essere l’impatto delle assenze dal lavoro?

"Lo capiremo venerdì. Adesso è prematuro".

Il Green pass obbligatorio, con le sue possibili ricadute sulla catena produttiva potrebbe avere un impatto negativo sulla ripresa economica in atto, che vede Reggio, soprattutto a livello di export, in grande ‘spolvero’?

"Non credo sinceramente. I problemi che vediamo sono altri…"

Tipo il rincaro dei costi dell’energia e l’approvvigionamento di materie prime?

"Assolutamente. Corre la stessa differenza tra il trovare un distributore chiuso e non avere un’auto. Nel primo caso, passi al prossimo, nel secondo… beh, il problema è un po’ più grave!"

Nicola Bonafini