Grimilde: nuovi sospetti sugli Oppido

Su padre e figlio, entrambi di Cadelbosco e imputati, si getta l’ombra di movimenti di denaro anomali

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di Alessandra Codeluppi

Contatti "sospetti" con soggetti poi condannati per mafia in via definitiva in ‘Aemilia’. E movimenti di denaro "anomali". Sono stati rilevati per Domenico Oppido, 45enne imputato nel processo di ‘ndrangheta ‘Grimilde’ con rito ordinario, così come il padre 73enne Gaetano Oppido. I due uomini di Cadelbosco sono chiamati a rispondere, in concorso con altri, di uno dei più grossi affari gestiti dalla cosca Grande Aracri, ribattezzato con il loro cognome: la falsa sentenza, attribuita al tribunale di Napoli, che imponeva il pagamento di 2 milioni e 200mila euro per l’esproprio di un terreno, cifra transitata sul conto dell’azienda degli Oppido.

Ieri il capitano Walter Colasanti della Dia di Bologna, chiamato come teste dal pm della Dda Beatrice Ronchi, ha analizzato una transazione di denaro fatta per i lavori edili del Conad di Poviglio: "Oppido versò un assegno da 115mila euro a una società, da cui risultano poi, nell’autunno 2010, diversi prelievi da 25-30mila. I 115mila euro divennero non più tracciabili: non era certo una gestione logica per il conto di una società". Dall’analisi dei tabulati telefonici, "è interessante notare come lui, nel periodo della truffa, fosse in contatto con Antonio Gualtieri (condanna in ‘Aemilia’ a 12 anni, ndr)". Al febbraio 2010 risale poi un messaggio tra Domenico Oppido e Giuseppe Fontana, 47enne di Reggio allora funzionario di banca (condannato a 4 anni nell’abbreviato di ‘Grimilde’, ora in Appello): l’impiegato interpella Oppido perché vuole far lavorare nel settore edile alcuni conoscenti del Sud.

Emerge tra l’altro che Oppido era contitolare della società ‘I Nuovi Stalloni sas’ (poi ceduta) per la gestione dei locali a uso bar-ristorante nello storico edificio di via Alighieri 11, di fronte alla questura. All’inizio dell’udienza è stata sentita una cittadina di Brescello: apparsa in lacrime (giustificate con problemi familiari), ha raccontato di aver venduto per 230mila euro un terreno in via Cadelbosco - poi sottoposto a sequestro - a Francesco Grande Aracri, 68enne imputato per 416 bis in ‘Grimilde’ e fratello del boss di Cutro Nicolino: "Lui voleva costruire una mensa. La trattativa andò avanti per anni perché aveva difficoltà a ottenere il finanziamento e fu l’unico acquirente a presentarsi. Poco dopo, nel 2008 - ricorda ancora scossa - Grande Aracri fu arrestato". Sull’episodio l’imputato in videocollegamento ha fatto dichiarazioni spontanee.