’Grimilde’ presenta il conto "I condannati risarciscano"

Franco e Gaetano Oppido dovranno versare 2,3 milioni al Mit per la truffa. Al Comune di Brescello spetterà una somma rilevante: 110mila euro

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di Alessandra Codeluppi

Ecco la conta dei risarcimenti decisi per le parti civili del processo di ‘ndrangheta con rito ordinario ‘Grimilde’, il cui primo grado si è concluso giovedì con un totale di 54 anni di pena per i sedici imputati. Francesco Grande Aracri è stato condannato a 19 anni e mezzo, il figlio Paolo a 12 anni e 2 mesi, entrambi per associazione mafiosa: devono pagare 150mila euro alla presidenza del Consiglio dei ministri. L’ammomtare delle provvisionali che loro e altri imputati devono cercare in totale è il seguente. Al Comune di Brescello vanno 110mila euro. A quello di Cadelbosco 60mila, al Comune di Reggio 40mila; 130mila euro alla Regione. Passando ai sindacati, un risarcimento di 40mila euro va alla Uil regionale e di Bologna, altrettanti alla Cgil Emilia Romagna, alla Cgil reggiana e alla Cisl regionale. Provvisionale di 68mila all’associazione Libera e 50mila ad Avviso pubblico. Franco e Gaetano Oppido devono versare 2 milioni e 348mila euro al ministero per le Infrastrutture (per la truffa dei soldi arrivati sui conti della loro azienda tramite una falsa sentenza). Giuseppe e Francesco Passafaro devono dare 10mila euro all’Agenzia per l’amministrazione dei beni confiscati.

L’avvocato Carmine Curatolo si era battuto contro il 416 bis anche per Francesco Grande Aracri, che già in passato aveva riportato una condanna per mafia in ‘Edilpiovra’: "I miei assistiti hanno subito il pregiudizio del tribunale del territorio, che nelle motivazioni della sentenza ‘Aemilia’ avevano addirittura inserito le frasi di un collaboratore di giustizia (Antonio Valerio, ndr)". Scontato il ricorso in Appello. L’avvocato Pablo De Luca, difensore di tre imputati, ha una visione in parte diversa. Lui assiste Salvatore Caschetto e Domenico Brugnano, entrambi assolti, oltre ad Antonio Rizzo, con pena di 1 anno e 4 mesi ed esclusione del metodo mafioso. "Anche nei casi di condanna la Corte ha stabilito pene equilibrate, tenendo conto dell’oggettiva consistenza dei reati. L’esclusione dell’aggravante mafiosa è un segnale importante dato dal collegio: i giudici hanno approfondito nel merito le contestazioni". Omar Costi e Luigi Cagossi sono stati assolti da un’accusa di usura a una coppia di imprenditori di Cadelbosco: per loro la Dda aveva chiesto 9 anni. "È caduta pure l’aggravante mafiosa - esultano gli avvocati Vincenzo Belli e Chiara Carletti per Costi -. Salvo che la Procura non voglia impugnare, la Corte ha accolto le nostre richieste, dato che si trattava di un episodio simile a quello per il quale era stato assolto in ‘Aemilia’". Nel maxiprocesso ‘Aemilia’ sia Costi sia Cagossi hanno riportato condanne: per Costi, che ha già scontato oltre 7 anni, è vicina la libertà.