Strage di Bologna, l'ex moglie di Bellini: "Era giusto dire la verità"

Ha testimoniato al processo per la strage: "Andrò avanti su questa strada"

Reggio Emilia, 3 agosto 2022 - Tra i grazie che Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione ‘Vittime della strage del 2 agosto’, ha voluto pronunciare ieri durante la commemorazione a Bologna, per i nuovi impulsi dati alle indagini sull’attentato, ce n’è uno che porta dritto alla nostra terra: "I familiari di Paolo Bellini sono andati in aula a dire la verità, mettendo in discussione la propria vita".

Il ricordo della strage del 2 agosto "Un dovere, in attesa della verità" 

Paolo Bellini in una foto d'epoca
Paolo Bellini in una foto d'epoca

Ci sono anche loro, insieme alla Procura generale di Bologna, agli inquirenti e ai giudici, tra i soggetti indicati da Bolognesi che "hanno fatto la propria parte", cioè contribuito a cercare una verità sui mandanti rimasta in tutti questi anni sfuggente. In aprile Bellini, (nella foto in alto e nel fotogramma preso da un filmato che è stato la prova principale per la sua condanna) è stato condannato in primo grado all’ergastolo per concorso nella strage. L’ordigno, esploso alle 10,25 di quel giorno di 42 anni fa, causò 85 morti, tra cui due reggiani: Vittorio Vaccaro, operaio ceramista di 24 anni residente a Casalgrande, e la madre, Eleonora Geraci di 46 anni, di Scandiano. Ieri alla manifestazione hanno partecipato anche i sindaci di Reggio, Scandiano, Casalgrande e Rubiera.

Strage di Bologna 2 agosto 1980 vittime: nomi, storie e perché erano in stazione

"Bellini è un neofascista con un curriculum criminale terrificante. La ricostruzione delle protezioni di cui ha beneficiato è impressionante - ha detto Bolognesi - a partire dai rapporti con l’ex procuratore di Bologna Ugo Sisti, che contribuì a dirottare verso la fantomatica pista internazionale". Nel chiedere la massima pena per Bellini, i pm avevano indicato nel racconto di Maurizia Bonini la prova regina. Lei, l’ex moglie tuttora residente a Reggio, lo ha riconosciuto in una foto scattata quel giorno alla stazione di Bologna. E ha smentito l’alibi che lei stessa gli aveva fornito. Fino al 2019, infatti, Bonini aveva sostenuto che alle 9-9.30 del 2 agosto Bellini fosse a Rimini, dove avevano appuntamento per poi andare in auto fino al Tonale coi due figli e la nipote per una vacanza. Poi ha cambiato versione, dicendo che il marito arrivò a Rimini verso l’ora di pranzo, circostanza compatibile con la sua presenza in mattinata alla stazione di Bologna.

"Ho mentito - ha detto Bonini - perché me lo chiese mio suocero Aldo". Ieri abbiamo contattato la ex moglie di Bellini, che ha spezzato la propria abituale riservatezza: "Ringrazio Bolognesi per le parole che ha rivolto alla nostra famiglia. Io ho fatto ciò che sentivo giusto fare", ci ha detto Bonini, che ha anche rivolto un’esortazione per la ricerca della verità sulla strage: "Dobbiamo andare avanti su questa strada". Nel processo Bellini aveva respinto le accuse. "L’uomo nel video non sono io e lo dimostreremo, e a quel punto la signora Bonini dovrà spiegare perché ha mentito - dichiarò -. Bisogna chiedere a lei perché ha cambiato idea, forse per il tintinnio di manette". La Corte di primo grado non gli ha creduto, mentre la difesa ha preannunciato ricorso in Appello. Ieri Eliseo Pucher, ferito nella strage, ha voluto ribattere: "La versione da lui raccontata è già stata smentita dalla moglie prima e dai giudici poi. È un gran bugiardo, lui era lì come me".