"Ho provato rabbia nel vedere com’è ridotta"

La vitalità di Saman Abbas, il suo voler vivere all’occidentale, rimbalzano anche dalla sua immagine di morte, quel che resta del corpo trovato a Novellara, e che ormai è ricondotto a lei con certezza, pur ancora in attesa del suggello delle analisi genetiche. Folti capelli neri. E ancora due orecchini a destra, uno sull’altro lato. Un giubbotto e una maglietta. Poi i jeans strappati all’altezza del ginocchio. Aveva la biancheria intima, reggiseno e slip. Mancavano invece le scarpe. Una cavigliera metallica sulla gamba sinistra, un braccialetto di cotone colorato, alla brasiliana, su quella destra: neppure la morte è riuscita a spegnere l’eco della femminilità della giovane donna. La visione di quegli abiti ha suscitato emozioni, e riflessioni, anche oltre il mero compito degli accertamenti sul cadavere, che interesseranno pure i vestiti. "Ho provato rabbia nel vedere com’è stata ridotta una ragazza di 18 anni. Ci dev’essere un prima e un dopo Saman: bisogna evitare che altre ragazze finiscano come lei. Spero che questa vicenda aiuti a sensibilizzare. E che, se qualcuna si dovesse identificare nella sua storia, e tema di fare la stessa fine, trovi la forza di deenunciare", afferma l’avvocato Barbara Iannuccelli dell’associazione ‘Penelope Italia’ che si occupa di persone scomparse. "In 33 anni di professione, ho assistito a tante autopsie, ma questa mi ha colpito particolarmente perché coinvolge questioni di coscienza, cultura, religione e antropologia. Si fatica a vedere com’è ridotta", dice l’avvocato Riziero Angeletti, avvocato di parte civile dell’Ucoii, l’Unione comunità islamiche in Italia: "Lei stava entrando in un sistema che l’avrebbe vista di certo protagonista. Anche dai dettagli degli abiti traspare quella che era la sua grande vitalità".

al.cod.