"I Bolognino non sono una famiglia mafiosa"

Al processo ’Camaleonte’, ha preso la parola Carmen Pisanello, legale di Michele, considerato dalla Dda il capo dell’ndrangheta in Veneto

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di Alessandra Codeluppi

"Non esiste una famiglia mafiosa chiamata Bolognino". L’avvocato Carmen Pisanello, difensore di Michele Bolognino, 53enne condannato nel processo ‘Aemilia’ (20 anni e 7 mesi in ordinario, 17 anni e 4 mesi in abbreviato), ha tentato ieri di smontare la tesi secondo cui lui sarebbe stato a capo della cosca di ‘ndrangheta in Veneto.

Per lui il pm della Dda di Venezia Paola Tonini ha chiesto di recente tredici anni e quattro mesi di pena, la più alta tra quelle avanzate tra i 35 imputati a processo con il rito abbreviato in ‘Camaleonte’. Bolognino deve rispondere del reato previsto al 416 bis (associazione mafiosa) del codice penale, dalla quale il legale ha chiesto ieri l’assoluzione.

Per Antonio Mazzei (1983), di Reggio, accusato di riciclaggio in concorso con l’aggravante mafiosa, il pm aveva chiesto tre anni e nove mesi: l’avvocato Mattia Fontanesi ha domandato l’assoluzione e la revoca dell’obbligo di firma. Per Antonio Brugnano (1976), di Reggio, l’avvocato Carmine Migale ha chiesto assoluzione, e in subordine la riqualificazione del reato in emissione di fatture per operazioni inesistenti e l’esclusione dell’aggravante mafiosa (il pm: sette anni e quattro mesi). Quattro le posizioni rappresentate dall’avvocato Giuseppe Migale Ranieri. Per Gianni Floro Vito (1971), chiesta l’assoluzione dall’accusa di associazione a delinquere, non di stampo mafioso, e la riformulazione del riciclaggio in fatture per operazioni inesistenti (il pm: sette anni). Per Salvatore Innocenti (1971), di Cutro, chiesto il ‘ne bis in idem’, "perché già giudicato per gli stessi fatti in altri processi" e la riqualificazione del riciclaggio in fatture per operazioni inesistenti (il pm: quattro anni), quest’ultima domandata anche per Giuseppe De Luca (1964), di Reggio (il pm: due anni e sette mesi) e per Carmine Colacino (1974), nato a Cutro, per il quale il legale ha chiesto l’assoluzione "perché il fatto non sussiste" (il pm: tre anni e mezzo). Per tutti e quattro, "niente aggravante mafiosa". Per Vincenzo Marchio (44 anni), di Reggio, l’avvocato Alessio Fornaciari ha chiesto l’assoluzione dal riciclaggio, niente aggravante mafiosa e sostenuto che il pentito Antonio Valerio "abbia parlato in modo generico" (il pm: due anni e sette mesi). Per Marco Carretti (1983), di Correggio, l’avvocato Annalisa Bassi ha chiesto l’assoluzione "perché già giudicato nel processo ‘House of card’" (il pm: tre anni e otto mesi). L’avvocato Pasquale Muto ha chiesto per Sergio Lonetti (1979) di Catanzaro l’assoluzione ed esclusione dell’aggravante mafiosa (il pm: tre anni). Ha ricordato che in ‘Aemilia’ Lonetti era stato assolto da un’intestazione fittizia a scopo di riciclaggio "per mancanza dall’elemento psicologico" e ha chiesto che anche in ‘Camaleonte’ il riciclaggio sia escluso.