"I boschi? Fonte economica a fronte del cambiamento climatico"

Giovanelli (Parco Nazionale dell’Appennino): "Serve un nuovo rapporto anche nel dialogo tra i diversi portatori di interessi"

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Nuova visione del bosco d’Appennino: una fonte economica a fronte del cambiamento climatico, secondo la proposta ambiziosa e niente affatto semplice, del Parco Nazionale dell’Appennino che affronta le tematiche della biodiversità e dell’uso del legno, lavori boschivi e frantumazione delle proprietà. Dopo un impegnativo webinar con autorità ed esperti delle università, dello stato e delle regioni, in considerazione della pubblicazione di Apenninus, rivista della riserva di biosfera Unesco dedicata a ‘Colori e valori dei boschi’, il presidente Fausto Giovanelli ha riassunto e reso noti i capisaldi della nuova strategia affermando: "Con il programma ‘Parchi per il Clima’ finanziato dal Ministero, abbiamo avviato azioni concrete di conservazione sulle foreste demaniali e altresì fatto partire collaborazioni più strette e innovative con consorzi forestali e usi civici. L’attività del centro Uomini e Foreste - continua il Presidente- è ormai decollata e vogliamo far lievitare il confronto culturale ed economico perché sia all’altezza delle nuove problematiche e delle nuove opportunità".

Secondo Giovanelli le proposte sono rivolte agli operatori e proprietari, ma anche ai beneficiari dei servizi eco-sistemici che stanno in pianura. Non ci saranno misure forzose, ma piuttosto incentivi e accordi volontari, considerato che ci sono 200 milioni di alberi nella Riserva Biosfera Appennino.

"I boschi non sono solo depositi di legna da ardere, - aggiunge Giovanelli - ma qualcosa di più e, se meglio gestiti, acquisiscono un maggiore valore. Bisogna cambiare completamente la strategia che deve essere basata su un nuovo rapporto anche nel dialogo tra i diversi portatori di interessi".

Al riguardo è stato predisposto e pubblicato una sorta di ‘decalogo’ di comportamento nei confronti del bosco, nato dalla collaborazione fra esperti universitari, tecnici, operatori e autorità dello Stato.

Tra le cose che emergono a tutela del bosco e delle sue funzioni, un maggiore sviluppo per accrescere la biodiversità, differenziazione, resilienza, resistenza al cambiamento climatico; più associazionismo, ovvero più accorpamento delle proprietà e delle gestioni, in forme consortili o usi civici, in modo da poter operare con superfici e quantità adeguate che consentano più economicità, efficienza e innovazione; fare più alto fusto nei piani di assestamento vecchi e nuovi, nel patrimonio dei beni di uso civico e dei consorzi, al fine di differenziare il patrimonio e il paesaggio, ridurre la frequenza dei tagli, poter disporre di legname più valido per usi più nobili; più qualità nel ceduo con innovare tecniche operative e strategie del taglio; responsabilità della gestione e partecipazione trasparente a tutte le filiere di utilizzo; risorse pubbliche per servizi eco-sistemici del territorio.

s. b.