I colleghi al fianco di Foti "I suoi metodi erano ok"

Un manifesto firmato da 130 psicoterapeuti: "Tecniche applicate correttamente"

di Alessandra Codeluppi

Parlano di "deriva antiscientifica". Difendono l’operato di Claudio Foti, uno degli imputati principali del processo scaturito dall’inchiesta sui presunti affidi illeciti di bambini a Bibbiano. Si tratta di 130 psicoterapeuti che hanno firmato un manifesto a favore del collega imputato. Foti, fondatore del centro ‘Hansel e Gretel’ di Torino, fu condannato in primo grado a 4 anni col rito abbreviato.

La sentenza è stata impugnata sia dalla difesa, sia dalla Procura, che chiede la condanna anche per frode processuale – reato da cui fu assolto – oltreché per lesioni (cioè disturbi psicologici) collegati alle sedute che lui praticò su una ragazza di 17 anni, e per abuso d’ufficio. Dopo la requisitoria della Procura generale d’Appello, martedì la parola è andata all’avvocato difensore Luca Bauccio, la cui arringa proseguirà nella prossima udienza, in aprile. I 130 psicoterapeuti criticano il metodo utilizzato dalla consulente del pm per sostenere che siano state proprio le domande formulate da Foti, durante la psicoterapia alla 17enne, a causarle un disturbo depressivo e borderline.

Nel mirino la mancanza di riferimenti alla storia della giovane, cioè al "riferito episodio di abuso a 4 anni, riferita violenza sessuale a 13 anni, separazione molto conflittuale dei genitori, violenze subite dalla madre da parte del padre e del proprio fratello, abbandono per anni da parte del genitore, stati depressivi, interruzione della frequenza scolastica". Eventi, secondo la loro tesi, avvenuti prima dell’inizio della psicoterapia con Foti. Tra i firmatari del manifesto ci sono anche Dante Ghezzi e Georgia Vasio Perilli, supervisori Emdr Europe Association, che hanno analizzato le videoregistrazioni della terapia svolta da Foti: secondo loro, Foti applicò correttamente il metodo Emdr, che si basa sulla rielaborazione dei traumi attraverso movimenti oculati. In passato Isabel Fernandez, presidente dell’associazione Emdr Italia, riferì invece che Foti aveva violato i protocolli: "Questa tecnica può essere usata solo su ricordi di cui una persona è in possesso. Ma la ragazza non ricordava il fatto. E Foti sosteneva che servisse a fare affiorare il ricordo, cosa non vera". Il giudice Dario De Luca, che lo condannò in primo grado, scrisse nelle motivazioni della sentenza: "La giovane non aveva inizialmente alcuna memoria del presunto abuso subito a 4 anni: fu lei stessa a riferirlo in più occasioni a Foti e ad affermare di averlo saputo da Imelda Bonaretti e Francesco Monopoli", imputati in concorso per lesioni insieme a Federica Anghinolfi e ora tutti e tre a processo col rito ordinario. Secondo De Luca, "quello che poteva e doveva essere un aiuto si rivelò causa di ulteriore sofferenza, sfociando nella patologia, fino a condurre la giovane, nel 2018, completamente fuori controllo". Tesi che la difesa sta cercando di smontare.