I maschi nel mirino: "Ora provate a capirci"

Ieri un partecipato flash mob della Cgil con gli uomini al centro della piazza a leggere le testimonianze dei soprusi subiti dalle donne

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Nel silenzio di piazza Martiri del 7 luglio ieri pomeriggio si sono fatte largo le testimonianze delle donne vittime di violenza. Questa volta si sono invertiti i ruoli: al centro del mirino, almeno simbolicamente, loro, gli uomini, e non più le donne. Uno scudo maschile in mezzo alla piazza per prestare la propria voce in un momento di dolorosa condivisione, che non può non colpire tutti per la gravità delle rivelazioni pronunciate da ognuno di loro. "Abbiamo voluto che oggi fossero loro gli interpeti della violenza che molto spesso sono i primi ad infliggere – dichiara Elena Strozzi segreteria confederale con delega alle politiche di genere della Cgil – e per farlo abbiamo scelto di riappropriarci di uno spazio sociale e pubblico come questa piazza dopo il lockdown". Intorno a questi uomini, anch’essi dipendenti che lavorano nel sindacato e che hanno deciso di buon grado di aderire alla campagna che Cgil ha scelto di realizzare attraverso un flash mob, ci sono tante donne che Elena Strozzi chiama colleghe. Sono loro, con una pettorina rossa, a trovarsi in un semicerchio intorno alla componente maschile che sta leggendo le testimonianze. Lo stesso rosso del sangue impresso nella memoria di molte donne, che non hanno solo vissuto la violenza sulla loro pelle, ma l’hanno anche sentita raccontare una miriade di volte dalle amiche, dalle madri, dalle figlie, da chiunque. Rosso è anche il colore dell’emergenza di ogni segnalazione, richiesta d’aiuto e di ogni denuncia, soprattutto, quando questa viene ignorata. Intanto tutte le persone riunite in piazza sentono scivolare dalle casse dell’altoparlante parole come "Mi ha sputato addosso. Lui dice ti faccio morire. Più dei segni fanno male la cattiveria e le minacce. Era lui che mi diceva tutto quello che dovevo fare. Taci se no ti picchio. Tu non sai niente, tu non capisci niente. Ho sperato che mi chiedesse scusa, però non l’ha mai fatto. É una disperazione troppo grande, che non trova misura" fino alle loro orecchie. Ad accompagnare le parole scandite con cura e un tono gravoso resta solo la melodia truce e penosa di una chitarra, unico accostamento possibileper la natura di queste rivelazioni. Il valore del coinvolgimento da parte di tutti su un tema come questo é di vitale importanza, soprattutto perché il tema della violenza si estende a tutte le categorie e non solo alle donne. Come risponde uno degli uomini che é stato interpellato poco prima della sua lettura "bisognerebbe educare tutti, ragazzi e ragazze soprattutto in giovane età a non sottovalutare la violenza, nessuna violenza nemmeno quella verbale o digitale, che forse oggi vengono un po’ sottostimate". Purtroppo si tratta di un atteggiamento difficile da modificare e che, con tanta fatica, é stato portato all’attenzione di tutti. Infatti c’é chi sostiene che fino a qualche anno fa "nemmeno se ne parlava, nessuno si prodigava o s’interessava a queste vicende" ricorda una signora intervistata. Mentre un’altra, commossa, sceglie di condividere un suo ricordo e parla della scomparsa della cugina del padre, vittima anche lei di un compagno violento.

"Nessuno ha pensato ai bambini rimasti orfani dopo quella tragedia, la violenza gli ha portato via sia la madre che il padre". Un altro piccolo gruppo, invece, nonostante rimarchi l’assoluta necessità di sensibilizzare costantemente su questo tema, trova indelicato lasciare la parola agli uomini, che secondo loro vantano già innumerevoli diritti. Piuttosto allora meglio farli parlare dal loro punto di vista, della loro opinione "questa più che una presa di coscienza, ci sembra una presa d’atto" dicono. Ma gli uomini presenti sul campo non sembrano affatto farsi intimorire dalle critiche. Alcuni hanno accompagnato le mogli e le fidanzate alla manifestazione felici di poter essere presenti in un momento cruciale come questo, in cui le vittime di abuso e di violenza sono ormai all’ordine del giorno. Uno di loro, infatti, sostiene che la presenza maschile agli eventi sia la chiave di tutto "é vero sono le donne le vittime, ma sono gli uomini quelli da sensibilizzare".

Rosaria Napodano