
È stato annunciato per ieri sera, dopo le 20, l’arrivo dei primi migranti all’hub di via Mazzacurati. La struttura, ricavata dai magazzini di proprietà del Comune, ha accolto venti giovani tra i 20 e i 30 anni, di varie nazionalità (Burkina Faso, Nigeria, Gambia, Costa d’Avorio, Senegal e Guinea), assistiti dai volontari della Croce Rossa.
"Questa è un’emergenza a tutti gli effetti, e noi stringiamo i denti senza tirarci indietro". Sono le prime considerazioni di Mario Restuccia (presidente della Croce Rossa di Reggio) nello spiegare come è stata studiata l’organizzazione dei volontari.
"Calcoliamo dalle 4 alle 5 persone per turno, in modo da riuscire a coprire 24 ore al giorno – dice –. Le persone che arrivano saranno affidati ai volontari e anche a dei professionisti sanitari, che si occuperanno delle visite mediche e degli screening appena arrivati all’hub. Qualora dovessero servirci delle forze in più, siamo sempre in contatto con la Protezione Civile". Si aggiunge tutta quella che è l’assistenza materiale, dalla consegna dei pasti a quella dei vestiti. "Ove possibile, le problematiche mediche saranno gestite sul posto – conclude –. Per i casi più gravi invece si attiverà il servizio di emergenza-urgenza con l’ambulanza".
Il nuovo hub di via Mazzacurati può arrivare a ospitare fino a cinquanta persone, per il momento è stato allestito per accoglierne circa 40. Il tempo di permanenza previsto in questi spazi è di circa 10-15 giorni, prima di entrare in un programma d’accoglienza e sistemarsi in uno degli alloggi forniti dalle cooperative o dalla Caritas. La struttura di via Mazzacurati è stata predisposta per l’accoglienza di soli uomini adulti.
"Di norma, il rincongiungimento familiare avviene quando il primo arrivato della famiglia ha già i documenti ed è fuori dal progetto – riferisce Valerio Maramotti, presidente della cooperativa L’Ovile –. Se il resto della famiglia viene accolto in un’altra provincia, le due rispettive Prefetture si mettono in contanno per decidere dove far avvenire il ricongiungimento. Parliamo comunque di circa 1520 casi all’anno".
g.ben.