I sindacati all’attacco: "Il piano di rilancio?. Uno schiaffo ai Comuni"

Cisl, Uil e Ugl non ci stanno: "I soldi ci sono, ma l’azienda non li vuole usare per migliorare le condizioni dei lavoratori e investire nella loro formazione".

I sindacati all’attacco: "Il piano di rilancio?. Uno schiaffo ai Comuni"

Una protesta di Cisl e Uil che con Ugl fanno fronte comune sul trasporto pubblico

"Il piano di rilancio presentato da Seta è uno schiaffo ai Comuni e agli autisti". Ci vanno giù pesante Cisl, Uil e Ugl che commenta la bozza – non ancora approvata dal Cda e che sarebbe stato respinto dagli enti pubblico soci – del piano di industriale della società dei trasporti locali.

"Uno studente al primo anno di economia sa che un’azienda muore quando perde i lavoratori specializzati. Per l’amministratore delegato di Seta, invece, i suoi autisti valgono zero e i sindacati e i soci pubblici sono presenze fastidiose – l’attacco dei sindacati Fit Cisl, Uil Trsporti e Ugl Autoferro in una nota congiunta – Nella bozza di piano industriale che ha presentato ai Comuni di Reggio, Modena e Piacenza c’è scritto che Seta non investirà un euro per fermare la fuga di personale. È un’enorme bandiera bianca che significa il tentativo di svendere questa società".

I sindacati poi lanciano un appello ai Comuni: "Oggi è un gran brutto giorno per il trasporto pubblico locale ma anche il punto di partenza di una stagione nuova. Abbiamo denunciato spesso da soli una situazione pesante e oggi anche i soci pubblici hanno detto basta, insieme al sindacato. È un fatto notevole e da qui bisogna ripartire pensando al bene del servizio pubblico". Cisl, Uil e Ugl invitano a ’cacciare fuori i soldi’ snocciolando cifre e idee. "Il piano presentato è il manifesto del potrei ma non voglio. I soldi ci sono eccome per pagare meglio i lavoratori e bloccare la loro fuga. Ci dicono che l’85% del parco mezzi è nuovo e green. E dove sono finiti i soldi risparmiati in carburanti verdi? Dove sono gli 11 milioni che Seta spendeva in manutenzioni nel 2018 per mezzi più obsoleti? Tra Modena e Reggio ci sono 100 autisti in meno. Significa 4 milioni di euro che Seta ha in cassa e che non usa per migliorare le condizioni di lavoro. Parliamo anche del piano triennale da 30 milioni di autofinanziamento per l’acquisto dei bus. Basterebbe un 10% di quella cifra per porre fine allo sfruttamento di chi è stato assunto dopo il 2012. Infine, basta dire che non ci sono soldi per gli autisti, quando vediamo figure in arrivo da Autoguidovie che hanno casa e macchina pagate dall’azienda. O quando Seta paga 79.000 ore di straordinario in un anno. In tutto questo la grande pensata che ha escogitato Seta è quella di ‘riqualificare l’immagine della professione di autista’ senza mettere un euro sul tavolo. Purtroppo non è uno scherzo".

Infine la chiosa: "Seta decotta non serve a nessuno. Sulla stampa trapela che i sindaci soci non vogliono più entrare a scatola chiusa nella super holding con il colosso regionale Tper, società che ha il 49% di Seta e di cui l’Amministratore delegato di Seta, Riccardo Roat è manager. Rimettere in piedi Seta è imperativo e la strada maestra è una sola: rivedere in modo netto le condizioni economiche di tutto il personale superando il sistema contrattuale che crea autisti di serie A e nuovi schiavi, quelli assunti dopo il 2012. Non ci arrendiamo. Dobbiamo restituire ai reggiani un grande servizio pubblico".