I taxisti sul piede di guerra "Servirebbe girare armati"

I fratelli Zambonini: "Problema accattoni. E qualcuno ’paga’ con telefonini"

I taxisti sul piede di guerra  "Servirebbe girare armati"

I taxisti sul piede di guerra "Servirebbe girare armati"

"Ormai ci sarebbe da girare armati". A dirlo (e non è il primo) è Luciano Zambonini, taxista che proprio come suo fratello Carlo per molte ore al giorno lavora in piazzale Marconi. "Faccio questo lavoro dal 1975 – dice Carlo – e la situazione è grave ormai da 15 anni. Ne ho raccontate così tante anche per televisione che ormai sembro Mike Bongiorno", scherza. I due sono assieme a qualche amico attorno al tavolo del bar e raccontano il loro punto di vista: "Uno dei problemi è l’accattonaggio molesto. Ci sono un paio di soggetti problematici, uno in particolare non c’è con la testa e dovrebbe essere seguito dai servizi sociali. Ti chiede delle monete e se non le hai ti sputa, lo ha fatto anche con delle donne. Uno addirittura qualche giorno fa appena un collega si è fermato ha scaricato di sua iniziativa i bagagli e in cambio voleva 5 euro". Luciano è il più preoccupato: "Non si sa cosa può succedere, è capitato anche che abbiano preso a calci e pugni le macchine".

Il cinque gennaio proprio in piazzale Marconi un collega era stato aggredito e da allora i taxisti, che conoscono bene la zona e i movimenti della malavita, hanno una richiesta per le forze dell’ordine: "Quando chiude il bar dall’altra parte del piazzale, alla notte, in quella zona succede di tutto. E anche nel palazzo qui di fronte, dove ci sono le porte aperte, ci sono brutti giri. La polizia c’è ma le misure prese finora non bastano, questi sanno che non possono far loro niente e appena se ne vanno un momento entrano in azione. Servirebbe un presidio costante, 24 ore al giorno sette su sette".

Carlo ci spiega che il degrado entra anche nei loro abitacoli tirando fuori un cellulare: "Molti ci salgono in macchina, si fanno portare e poi non vogliono pagare. A casa ho un cassetto pieno di documenti e di telefonini che varranno trenta o quaranta euro. Me li lasciano in pegno dicendomi ’Ti pagherò domani’ e non si fanno più vedere". Per lui purtroppo il degrado non è una novità: "Il 31 dicembre di sette anni fa sono stato rapinato, proprio qui in stazione, da quello che sembrava un mio cliente".

T.V.