
La materia è una delle componenti fondanti il progetto artistico di Fabio Iemmi, colei che lo supporta lungo tutto il percorso creativo, fino al perseguimento del risultato voluto. Avrà quest’impronta sia il progetto commissionato da Bper Banca nella sede dirigenziale a Milano, dove le scelte materiche hanno un ruolo determinante nei multipli dell’artista reggiano, sia la mostra personale a Pietrasanta, che si inaugurerà il 23 settembre.
E basta guardarsi intorno, nella casa – atelier in città, per sentire un rimando alle botteghe dell’arte antiche, da cui Iemmi estrae strumenti atti a costruire ponti con il contemporaneo.
Quali sono i suoi materiali di riferimento?
"Ho raccolto nel tempo un repertorio di pigmenti quali le terre naturali, con cui si può affrontare anche la tecnica dell’affresco, pigmenti minerali, lacche, pigmenti vegetali tintorii, le aniline, ossidanti naturali quali sali di ferro, rame o i permanganati, polveri metalliche. Inoltre ho una dote di inerti, tra cui malachite, lapislazzuli, diaspro imperiale, onici, quarzi, amazzonite, sodalite. Materiali che sono parte integrante delle tavolozze, degli opifici, delle mesticherie e materiali moderni e recenti, i più recenti".
Appare immerso in una fucina creativa come nel Rinascimento, perennemente in produzione.
"Grazie per averlo colto. Vero, sono in produzione perenne, non so se dannazione o salvezza, ma questo è. Molte le motivazioni e la bellezza di concepire e realizzare idee".
Che tipo di impegno comporta, fisico e mentale, lavorare su grandi dimensioni e dunque per grandi spazi?
"Il respiro creativo che avverto quando ho la possibilità di approcciare interventi artistici o scenografici cimentandomi in spazi grandi, contesti in cui mi ritrovo, assume una forma di connubio empatico con lo spazio fisico stesso".
Dove individua l’essenza delle cose, nel frenetico e inarrestabile sovrapporsi degli stimoli di cui siamo circondati?
"Il frenetico e inarrestabile sovrapporsi di stimoli imbufaliti e calati in uno smisurato ego non fanno il caso mio. Esiste il silenzio, l’ascolto, il progetto, l’azione. Mi sento proiettore e al contempo ricettore, uso batterie di setacci a luce decrescente per vedere cosa rimane di salvabile nelle maglie metalliche, dalle più grandi alle più fini. L’arte è essenza, amalgama di materie sedimentate dal pensiero, sospese nel profondo".
Per quanto riguarda il progetto a Milano, quali tipologie di opere porterà e come si articolerà il percorso?
"Il progetto commissionato da Bper Banca nel complesso che comprende Torre Diamante e Diamantino si propone di creare un tessuto connettivo tra arte, architettura e ambiente di lavoro. Luoghi asettici e glaciali credo siano antinomici alla qualità della vita e influiscano negativamente sulle attività lavorative, relazionali e di accoglienza. L’impegno promosso dall’istituto bancario e coordinato dalla Galleria Bper in collaborazione con Zenonecontemporanea di Reggio Emilia e Alidem di Milano, ha definito un dialogo serrato tra arte pittorica e fotografica, con l’obiettivo di rendere vivi e accoglienti gli spazi dei cinque piani della sede milanese. A seguito dell’acquisizione di due mie opere originali, collocate negli uffici di presidenza, ha preso vita un progetto che ha coinvolto l’intera sede. Qui multipli a tiratura limitata tratti da particolaricloseup delle due opere originali dialogano con dettagli di scatti di Massimo Siragusa e scandiscono in modo ritmico differenti spazi fisici, anche comuni e di accoglienza. Le immagini sono impressionate su madreperla in purezza macinata. Le luci naturali del giorno e quelle artificiali, determinano su questo particolare supporto rifrazioni e profondità cromatiche che si interfacciano con le grandi superfici del Diamantino".