SETTIMO BAISI
Cronaca

Il Caseificio del Parco di Ramiseto adesso è targato Serramazzoni

Il presidente Dolci: "Scelta fatta per salvarsi, così c’è latte sufficiente per la produzione".

Il presidente Dolci: "Scelta fatta per salvarsi, così c’è latte sufficiente per la produzione".

Il presidente Dolci: "Scelta fatta per salvarsi, così c’è latte sufficiente per la produzione".

Cambia provincia il Caseificio del Parco: da Gazzolo di Ramiseto a Varana di Serramazzoni (Modena), al "Quattro Madonne Caseificio Emilia" che recentemente ha ottenuto in Inghilterra il premio "Casello d’Oro". Inevitabilmente qualcosa è cambiato negli ultimi vent’anni da quando, nel 2005, è stato inaugurato nell’area artigianale di Gazzolo, sulla strada provinciale Ramiseto-Vetto. Il Caseificio del Parco all’epoca raccoglieva latte dai soli produttori locali. Il presidente del Caseificio del Parco fin dall’origine è Martino Dolci (foto), già sindaco di Ramiseto e titolare dell’azienda agricola di circa 200 capi di bovini al confine con il Passo del Lagastrello.

Come mai questo trasferimento fuori provincia del Caseificio del Parco? "E’ stata un’operazione necessaria per salvare il nostro casello dove sono impegnate 10 persone tra punti vendita e lavorazione del Parmigiano Reggiano. Abbiamo dovuto prendere questa decisione per salvare la situazione mantenendo attivo il nostro casello con formaggio che arriva anche da fuori, sempre e comunque delle aree di produzione che hanno aderito come noi al caseificio modenese".

Cosa è venuto a mancare rispetto a 20 anni fa quando è partita la struttura di Gazzolo? "Sono venuti a meno i produttori locali di latte. Quando abbiamo aperto il nostro caseificio sociale hanno aderito un po’ tutti i conferenti del territorio di Ramiseto, allora c’erano ancora diversi agricoltori, facevamo 22 forme al giorno ed era veramente un piacere per tutti disporrre di un casello moderno, è stato un bell’inizio".

E adesso com’è? "Adesso se dovessi lavorare solo il latte della zona farei al massimo 8/10 forme al giorno, con una struttura che può fare anche 60. I produttori sono rimasti pochi e fanno le loro scelte, molti preferiscono dare il latte ad altri e prendere i soldi ogni mese. Nel caseificio solidale le cose non funzionano così, si collabora nell’interesse di tutti. E’ una tristezza, almeno per me, vedere questo sgretolamento nel mondo agricolo della montagna e nessuno se ne occupa. Anche gli amministratori pubblici non si accorgano di nulla. Parlano di turismo, ma se in montagna finisce l’agricoltura, finisce anche il turismo perché nessuno avrà più cura del territorio. Siamo noi pochi contadini che teniamo in ordine le strade di campagna, i fossi e i campi evitando l’invasione selvaggia di erbusti".

Con l’adesione al caseificio ‘Quattro Madonne’ cosa succede? "Niente, il Caseificio del Parco è stato incorporato e anche noi apparteniamo alla coop del Caseificio Quattro Madonne, riceviamo latte dalle terre del Parmigiano Reggiano e lo lavoriamo, mantenendo l’attività a pieno ritmo col nostro personale".