"Il desiderio di De Mita? Un partito cattolico"

Renzo Lusetti, suo alfiere nella Dc degli anni ’80, ricorda l’ex segretario: "Il suo capolavoro politico fu l’elezione di Cossiga al Quirinale"

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di Saverio Migliari

Renzo Lusetti, 63 anni, oggi presiede una holding di Parma. Si occupa della gestione di vari ambiti imprenditoriali tra cui moda e logistica, ma il suo cuore batte ancora per la politica. Anche se non più praticata. E in queste ore l’ex parlamentare di Castelnovo Sotto piange per la perdita del suo maestro Ciriaco De Mita, un pilastro storico della Balena Bianca. Lusetti divenne deputato a soli 28 anni per la Dc proprio grazie a De Mita, che ne fece il suo pupillo. E da lì svolse sui banchi parlamentari ben 5 legislature.

Onorevole Lusetti, cosa prova in queste ore di lutto?

"Ah... (sospira; ndr). Io ho un affetto personale per quell’uomo... Lo conosco da 39 anni. All’inizio gli davo del “lei“, per rispetto verso la sua figura immensa. Ma negli anni siamo diventati amici, anche della sua famiglia. Pensi che poi ha fatto da testimone di nozze quando mi sono sposato. Anche negli ultimi anni lo sentivo e lo andavo a trovare".

Quando l’ha visto l’ultima volta?

"Nel 2018 quando si è sposato Gigi Marzullo con la compagna di una vita. De Mita portava la fascia tricolore da sindaco di Nusco (Avellino) e fu proprio lui a sposarli. E ci siamo trovati tutti assieme, gli amici di sempre. È un’esperienza, quella vissuta negli anni ’80 con quel gruppo, che è stata mitica".

Con ’ci siamo trovati’ chi intende?

"Io, Dario Franceschini, Lorenzo Guerini, Lapo Pistelli, Enrico Letta...".

Quando sentiva De Mita negli ultimi anni, di cosa parlavate?

"Era sempre attento a tutto, ragionava tantissimo sulla politica attuale. Io avevo due appuntamenti fissi con lui per fare due chiacchiere: il 2 febbraio, giorno del suo compleanno, e l’8 agosto che è San Ciriaco. Quest’anno per la prima volta non lo sentirò".

Dispensava ancora consigli?

"Certo. E alcuni lo cercavano tutt’ora. E le assicuro che era apprezzato anche da chi pubblicamente magari lo attaccava. Ma poi un consiglio glielo chiedeva... Perché era di un’intelligenza straordinaria. Gli devo molto, non solo per avermi permesso di fare il deputato a soli 28 anni, ma per tutte le ore passate con lui a piazza del Gesù o a Palazzo Chigi a chiacchierare".

Secondo lei cosa rimane della sua impronta nella politica di oggi?

"Beh, la radice dell’attuale Pd era certamente nella sinistra democristiana che lui guidava. Non a caso Letta e Franceschini vengono da lì. Nasce tutto da una sua intuizione. E lo stesso Capo dello Stato di oggi è nato e cresciuto nella sinistra democristiana di De Mita. Il rapporto tra i due era molto buono. Tant’è vero che domani (oggi per chi legge; ndr) il funerale sarà alle 18,30 perché Mattarella vuole partecipare".

Lei come lo ha conosciuto?

"Volevamo fare un congresso dei Giovani Democristiani, ma eravamo in una impasse. E così abbiamo chiesto a lui, che era segretario del partito, di darci una mano a convocarlo. Io, Franceschini e Gabrielli eravamo poco più che ventenni e andammo a competere. Dopo aver vinto siamo entrati in confidenza con lui".

Qual era la ’ricetta De Mita’?

"Diceva sempre che bisogna innanzitutto ragionare sulle cose e non fare mai il passo più lungo della gamba. Ci invitava sempre a pensare: chi pensa, diceva, ha memoria, chi non lo fa improvvisa".

Uno stile che sembra impensabile oggi, con la politica a colpi di tweet.

"L’influencer faccia l’influencer, ma la politica è fatta di discussioni, ragionamenti complessi... Governare richiede esperienza, impegno, formazione e capire le conseguenze delle scelte".

E dell’antipolitica grillina cosa pensava?

"Pensava semplicemente che non pensassero affatto. Diceva: ’Io non penso perché voglio essere in sintonia con loro’".

De Mita fu accusato spesso di clientelismo, anche in Rai.

"Beh, non è che sia cambiato molto... Non mi pare che i moralizzatori di oggi abbiano stravolto le regole. Poi per carità, ci sono anche delle eccezioni. Ma è un po’ ipocrita. Inoltre quelli considerati suoi amici si sono rivelati tra i migliori in assoluto per la tv pubblica, che lui difese a spada tratta nella competizione con Mediaset. Ricordo che con lo strappo sulla legge Mammì, lui fece dimettere i suoi cinque ministri, senza però far perdere la fiducia al governo".

Qual è secondo lei il capolavoro politico di De Mita?

"Francesco Cossiga al Quirinale, perché è stato eletto alla prima votazione. Ha costruito un rapporto con Alessandro Natta del Pci tale da ottenere l’elezione immediata. Era un grande tessitore. Sapeva contrastare ma anche dialogare. E poi la politica estera: lui capì immediatamente che Gorbaciov avrebbe dato una svolta alla politica dell’Urss, prima di tutti".

E nel Pci chi era il politico di cui aveva più rispetto?

"Berlinguer sicuramente. Lo considerava un avversario ma molto leale e capace. E avevano un bel rapporto".

Qual è l’ultimo pensiero che le ha confidato?

"Quando l’ho sentito in febbraio mi ha parlato di don Sturzo. Pensava che andasse recuperata quell’esperienza per creare un nuovo partito per i cattolici italiani. Aveva 94 anni...".