"Il fantasy nasce anche sul nostro Appennino"

Intervista all’autore Maico Morellini, che viaggia tra scrittura, podcast e cinema. "La creatività alimentata dalla quotidianità che viviamo"

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di Lara Maria Ferrari

L’intervistato di oggi è uno che di scenari futuri se ne intende. Quelli di carta, complessi come giochi di scacchi, se li mangia a colazione da quando con il suo primo romanzo di fantascienza, ‘Il Re Nero’, ha vinto il Premio Urania 2010. Maico Morellini (1977) vive a Reggio Emilia e lavora nel settore informatico, dove si districa tra cinema, programmi e letteratura. Per Mondadori nel maggio 2016 è uscito il romanzo ‘La terza memoria’ e da lì in poi è stato un crescendo inarrestabile che lo ha portato a vincere con il romanzo ‘Il diario dell’estinzione’ il Premio Italia 2019 categoria fantasy, successo bissato nel 2021 con ‘Il ragno del tempo’. Suo un romanzo breve su Cesare Lombroso.

Maico, realtà quotidiana e attualità influenzano e in che grado la fantasia di un autore di fantascienza?

"Realtà quotidiana e attualità sono il propellente principale di chi scrive fantascienza. Ne influenzano pensieri, riflessioni, logiche e persino stile in una maniera incredibile. Chi scrive fantascienza prova a immaginare il futuro ma lo fa partendo dal presente e questo vuol dire costringersi a osservarlo da molto vicino. Vuol dire esporsi a tutte le bellezze e soprattutto a tutte le storture della contemporaneità. Se rileggo le cose scritte nel primo semestre 2020 ci trovo davvero molto di quanto tutti abbiamo vissuto".

Fra i suoi allori recenti c’è il Premio Italia 2021 con ‘Il ragno del tempo’, Providence Press. Storia che ruota intorno a una strana casa sull’Appennino bolognese. In che stato di salute versano horror e fantasy in Italia?

"Non amo le etichette di genere e questo si riflette nella mia scrittura e nel mio modo di osservare. Perciò lo stato di salute della narrativa fantastica italiana (contenitore che raccoglie fantascienza, fantasy, etc.) è da un lato molto buono per il meritorio lavoro della piccolamedia editoria e per la qualità degli autori. Dall’altro fatica a convincere la grande editoria. Ma sono ottimista".

Come si rinnova un genere letterario ? Che cosa rimane ancora di occulto, di incompiuto?

"Non è facile ma è un sentiero da percorrere. Credo che occorra trovare le chiavi giuste, offrire punti di vista diversi, innestare i propri racconti nel quotidiano: con Il ragno del tempo ho cercato di fare questo. Restituire il fascino di un mondo ancora da scoprire. Il fantastico in questo è un alleato prezioso".

Talento, che si può tradurre in una fertilità di idee viva e riconosciuta, nel suo caso, ma anche coraggio per scrivere storie incredibili, che siano ‘credibili’.

"Il coraggio, per chi scrive, è una caratteristica fondamentale. Ci vuole coraggio per offrirsi al lettore senza filtri, per permettere a chi ci ‘dona’ il suo tempo di vedere in modo chiaro quanto abbiamo pensato e quello che cerchiamo di raccontare. Forse, aggiungo, anche un pizzico di incoscienza".

Con la space opera ‘I Necronauti’, che ha all’attivo due romanzi, e il progetto cross-mediale ‘Numen’ si è garantito una continuità di pubblicazioni, e di rendimento. Che tipo di impegno richiedono rispetto a singoli romanzi?

"Sotto certi aspetti, è proprio la natura stessa di questi progetti che ‘chiede’ di avere più spazio, di essere raccontata ancora. I Necronauti nascono da una dettagliata e robusta ambientazione futuristica che resta sempre ‘attiva’ e in questo senso è più facile tornarci, riprendere la narrazione. Più facile che iniziare qualcosa di nuovo, autoconclusivo, proprio perché dietro c’è un vissuto molto ampio. NumeN ha la stessa volontà di ampio respiro narrativo".

Fresco di corso alla Chora Media Academy, fra le principali piattaforme italiane di podcast (Mario Calabresi e Paolo Giordano fra i suoi podcaster), lei si dedicava ai podcast già nel 2018, quando in Italia questa forma episodica originale spiccava il balzo. Di che si trattava e che cosa rimane da esplorare nei podcast?

"Al tempo con Fortune (poi diventata Vois.Fm) volevamo offrire al neonato mercato dei podcast italiani un prodotto innovativo: un fictional (un discendente di quelli che una volta si chiamavano radiodrammi) thriller, ambientato in Italia. Nasceva ‘La casa nella notte’, interpretato da Chicco Salimbeni. Sotto certi aspetti, anche a distanza di quattro anni, resta un prodotto unico. I podcast sono un mondo in continua evoluzione con al centro, più di tutto, le storie che vogliono raccontare. E questa, secondo me, è la loro caratteristica principale. Quella che continua a renderli meritevoli di attenzione.

Uno scrittore stacca, o non stacca mai davvero? E quali altre pratiche o passioni lo aiutano a mantenere la barra del timone dritta, nella vita?

"No, uno scrittore non stacca mai davvero. Non lo fa mentre legge, mentre guarda una serie o un film, mentre ascolta podcast, mentre cammina. Tutto, per chi scrive, è un indizio. Personalmente, per tenere la barra del timone dritta, ho un trucco: in generale provo a cercare la bellezza dappertutto. Mi concentro su quella".