Il libro-caso ’Partigiano Mitra’ "L’autore paghi 15mila euro"

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Una sentenza di assoluzione da un omicidio "per non aver commesso il fatto", pronunciata negli anni Cinquanta, torna a infiammare, settant’anni dopo, un altro processo. Questa volta l’imputato è Gianfranco Stella, autore del libro ‘Compagno mitra’, dedicato alle vittime dei partigiani. L’autore, di Russi (Ravenna), deve rispondere per diffamazione verso lo scomparso Amleto Paderni, partigiano ed ex sindaco di Scandiano dal 1964 al 1972. Nel libro Paderni viene descritto come mandante dell’omicidio del medico di Arceto Luigi De Buoi: il movente sarebbe stato il rifiuto, da parte del dottore, di compilargli un certificato di esenzione dal servizio militare. Paderni, come detto, fu assolto. La famiglia del partigiano ha sporto querela: la vedova e le due figlie si sono costituite parte civile attraverso l’avvocato Ernesto D’Andrea.

La difesa, affidata all’avvocato Luca Tadolini, ha sempre sostenuto che si sia trattato di una denuncia a sfondo politico, "con lo zampino dell’Anpi e della sinistra". Nel tribunale di Ravenna, davanti al giudice Antonella Guidomei, ieri si è tenuta una discussione infuocata. Facendo dichiarazioni spontanee, l’imputato ha ribadito di non aver cambiato idea: alla luce delle proprie ricerche, pensa che Paderni sia stato il mandante di quel delitto. Il pm, ritenendo l’imputato responsabile di diffamazione, ha chiesto una pena pecuniaria di 15mila euro.

L’avvocato D’Andrea ha detto che il processo iniziò per lui e altri due uomini, poi il governo proclamò l’amnistia: mentre i coimputati decisero di abbracciarla, Paderni preferì sottoporsi al giudizio, poi culminato nell’assoluzione. E ha rimarcato che Stella non ha prodotto documenti nuovi che possano portare a una revisione di quella sentenza. "Non vogliamo censurare nessuno, ma chi scrive deve documentarsi". Il legale ha chiesto che, se si dovesse disporre una pena detentiva anche breve, non sia applicata la sospensione condizionale: "In questo modo l’imputato, se vorrà evitare il carcere, dovrà chiedere l’affidamento ai servizi sociali". L’avvocato Tadolini, chiedendo l’assoluzione, ha parlato di "tentativo di chiudere la bocca a Stella perché non scriva più libri sui partigiani".

Alessandra Codeluppi