Il maestro Zavattini tra parola e immagine

A Palazzo dei Musei inaugura stamattina una mostra a lui dedicata . Il curatore: "Aveva una poliedricità di linguaggi: cinema, teatro, pittura, poesia".

Il maestro Zavattini   tra parola e immagine

Il maestro Zavattini tra parola e immagine

di Lara Maria Ferrari

Per non perdere di vista nessuna delle mille sfaccettature di cui si componeva la personalità di Cesare Zavattini (1902-1989), si apre oggi alle 11 (e fino al 7 gennaio), a Palazzo dei Musei, la mostra ‘Parliamo ancora di me. Zavattini tra parola e immagine’, a cura di Alberto Ferraboschi e Alessandro Gazzotti. Promossa dal Comune di Reggio, l’esposizione attinge alla ricca collezione dei dipinti di Zavattini dei Musei Civici - circa trenta dipinti su 120 opere – che fanno da contraltare al patrimonio documentario dell’Archivio Cesare Zavattini conservato alla Panizzi, che presenta una selezione di quadri e materiali documentari, carte originali, dattiloscritte e manoscritte, annotazioni autografe, fotografie e libri, allo scopo di restituire la dimensione autoriflessiva di uno dei più originali protagonisti del Novecento. "Per il titolo del progetto ci siamo rifatti al primo libro di Zavattini, ‘Parliamo tanto di me’, del 1931 – spiega Ferraboschi – e abbiamo preso spunto dai diari di Zavattini inediti a cura di Valentina Fortichiari e Gualtiero De Santi, usciti ora da La Nave di Teseo di cui attendiamo il secondo tomo il 7 aprile. Perché nel corso della sua vita l’intellettuale si misura costantemente con le diverse forme di comunicazione egocentrica primaria (diario, autobiografia, lettera, autoritratto), tuttavia tutto questo autobiografismo, che connota in modo marcato anche l’opera pittorica, serve a Zavattini per riflettere sulla condizione umana. E a noi per riflettere sulla sua creatività". "Zavattini è un maestro che tutti conosciamo - afferma l’assessora alla Cultura Annalisa Rabitti - Questa mostra vuol essere un’indagine atipica in cui emerge non solo l’artista ma l’uomo". Il rapporto molto stretto che ‘Za’ intratteneva con le arti visive e le lettere fa a ragion veduta parlare di ‘Umanesimo di Zavattini’, espressione usata dal curatore Gazzotti, che dice: "Noto come uno dei padri della cinematografia italiana per l’attività di sceneggiatore del Neorealismo, in realtà Zavattini aveva una poliedricità di linguaggi artistici, dal cinema alla letteratura, passando per il teatro, la pittura, la poesia, seguendo una dimensione transmediale della sua creatività. L’itinerario di mostra propone scritti per il cinema, carteggi con Dubuffet, Campigli, Fontana, De Pisis, Buzzati. Quindi troviamo autoritratti ma anche la sua Luzzara, i suoi miti – il Po – e le sue ritualità: e così i funerali, le processioni ma anche i mangiatori di cocomeri e di gelati.