Scudetto del Milan, tutto il mondo scopre Reggio

La vittoria rossonera trasmesso in oltre 100 Paesi. L’invasione dei tifosi in centro città fin dal mattino, in serata caroselli sull’onda verde

Festa per lo scudetto del Milan a Reggio Emilia

Festa per lo scudetto del Milan a Reggio Emilia

Reggio al centro del mondo nel pandemonio rossonero. C’erano oltre 100 paesi collegati con il Giglio per assistere allo scudetto numero 19 della storia del Milan – dopo 11 anni di astinenza – in uno stadio completamente rossonero eccezion fatta per 400 tifosi neroverdi, quasi capitati per caso nella (ieri più che mai) Città del Tricolore. Dall’Indonesia al Giappone, Da Trinidad Tobago al Brasile, fino ad arrivare a Cina, Australia e Canada. Per l’occasione si è scomodato anche Paul Elliott Singer, presidente del fondo americano proprietario del Milan che in 4 anni di gestione non era mai (mai!) andato allo stadio. Ma l’occasione del Giglio era troppo ghiotta… Con il Diavolo hanno comunque festeggiato tantissimi reggiani. Le maglie rossonere hanno popolato la città dal primo pomeriggio, fino al lento esodo verso il Giglio già a partire dalle 15. Tutto come previsto ai controlli nella ‘curva’ Sassuolo: vietato indossare magliette rossonere, con gli steward rigidi nel far rispettare la direttiva imposta dalla società neroverde. Ma i correttivi non sono mancati, tra chi indossava la maglia da gioco sotto un’altra t-shirt, e chi ha giocato cromaticamente con polo particolarmente…rossonere. "Sono incorruttibili!" ha invece scherzato uno dei tantissimi tifosi arrivato senza biglietto rivolgendosi allo steward, in una ‘trattativa’ (fallita) per entrare che non ha comunque creato problemi. Altri hanno addirittura provato a scavalcare le cancellate delle curve e dopo un primo tentativo fallito, nell’intervallo della partita sono riusciti ad entrare in tanti abbattendo le barriere protettive. Mentre i tafferugli maggiori sono stati nella ‘nord’ riservata ai milanisti, dove verso le 16 alcuni ultras hanno forzato il blocco della polizia che ha reagito con scudi e alcuni colpi di manganello. Ma la situazione – sempre coordinata dalla Questura – è poi rientrata nella normalità. Pochi dubbi nel pre-partita su chi giocasse ‘in casa’. Alle 17,18 i giocatori del Sassuolo escono in mezzo a una bordata di fischi per il riscaldamento; dopo un minuto lo stesso gesto di Leao e compagni viene salutato dall’urlo di 20mila rossoneri in delirio. Sugli spalti Franco Baresi – con maglia Milan - e il fidato Daniele Massaro firmano autografi a non finire; c’è anche il leader della Lega Matteo Salvini, ma la vera ovazione è per Paolo Maldini, con tre guardie del corpo a scortarlo in un mare di foto. La partita, con queste premesse, non esiste. E forse nemmeno gli architetti Pavoni e Minem durante l’inaugurazione del 1995 avevano previsto le sollecitazioni richieste al Giglio alle 18,20, quando il gol di Giroud ha scatenato un pandemonio assoluto, con l’intero stadio a vibrare in un delirio totale. E se sul campo c’era poco da dire, sugli spalti dalle parole si è passati agli sberloni. Dopo un lancio di oggetti tra la parte inferiore della curva del Sassuolo – neroverde – e quella superiore – rossonera – un tifoso del Milan è uscito con il volto sanguinante dopo una colluttazione, poi sedata dagli steward, che hanno creato un cordone tra le due zone. Il resto è stata solo una attesa del fischio finale. Ore 19,56: è invasione di campo dell’orda milanista, nonostante le disperate raccomandazioni dello speaker del Sassuolo. Poi trofeo, coriandoli e festeggiamenti: i Campioni d’Italia (per una sera) sono proprio a Reggio con i viali dell’onda verde che in pochi minuti si riempivano di auto e bandiere rossonere.

Stefano Chiossi