"Zona stazione e centro storico? So che ci sono istanze dei cittadini che sono considerate e verranno affrontate da tutte le forze dell’ordine. Sono qua solo da dieci giorni e mi prendo tempo per capire meglio la percezione, mi limito a dire che il sistema sicurezza non è come accendere o spegnere un interruttore. Serve un lavoro costante, perché col tempo si ottengono risultati e non con un approccio ‘mordi e fuggi’". Ha le idee chiare il colonnello Orlando Hiromi Narducci, nuovo comandante provinciale dei carabinieri che ieri mattina si è presentato alla stampa. Di sé dice: "Sono milanese, nato da padre romano e madre del Giappone. Se parlo la lingua nipponica? Poco (rispondendo in giapponese e poi traducendo, ndr). Sono sposato e ho una gatta", oltre a raccontare il suo prestigioso curriculum che vede anche un’esperienza di coordinamento dei reparti operativi nella stazione di Napoli Stella, nel difficile contesto del quartiere Sanità, dove si è occupato anche della gestione della sicurezza della stazione ‘Garibaldi’. Insomma, di degrado e criminalità ne ha viste di cotte e di crude. "Sono posti di passaggio per definizione dove le fasce di marginalità si insediano più facilmente. L’approccio da usare? Non sono superman, un bravo comandante è colui che dà un indirizzo, ma lavora di squadra coi propri collaboratori e l’Arma ha sempre avuto una struttura funzionante al servizio dei territori. E anche a Reggio assicuro che nulla passerà inosservato e agiremo con attività di prevenzione e repressione".
Interrogato sulla criminalità organizzata, risponde: "Percepisco una sorta di macchia dovuta all’emersione del fenomeno Aemilia. Ma vuol dire che c’è consapevolezza e questo è importante perché sta alla base della costruzione degli anticorpi. La risposta della società c’è stata e noi continueremo a darle attraverso le indagini".
Il colonnello Narducci poi si dice "stimolato per questa nuova esperienza (per la prima volta guiderà un comando provinciale, ndr) che rispetto ai contesti sociali in cui ho operato; Reggio ha un tessuto più prospero e un approccio culturale vivace con un territorio bellissimo, dalla montagna – che ho avuto modo di vedere in questi giorni durante le visite alle varie stazioni – fino alla Bassa che per me che sono appassionato di film comici è meraviglioso (riferimento a Don Camillo e Peppone di Guareschi, ndr). Faccio il mestiere più bello del mondo, nella sua complessità". Infine, chiusura sul caso Giulio Regeni, avendo fatto parte della commissione parlamentare d’inchiesta: "Posso dire solo questo: era un bravo ragazzo sfortunato".
Daniele Petrone