Il padre abusò della figlia? Chiesta pena di sei anni

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Sei anni di condanna. È la richiesta avanzata ieri dal pm Maria Rita Pantani per un padre, oggi 53enne, accusato di ripetuti abusi sessuali verso la figlia, che all’epoca dei fatti contestati aveva undici anni. La vicenda presenta alcuni collegamenti con il processo ‘Angeli e demoni’. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’uomo avrebbe approfittato della minorenne in almeno tre occasioni, portandola in macchina in un luogo appartato, oppure in casa, quando non c’erano altri, seguendola in camera. Il genitore l’avrebbe bloccata con violenza per costringerla a subire palpeggiamenti. Gli episodi si sarebberl ripetuti fino al gennaio 2014, quando lei ha deciso di raccontare tutto alla madre. Nell’inchiesta sui presunti affidi illeciti, si parla della ragazzina in un capo di imputazione contestato a Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, accusata di tentata truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Nel giugno 2018 Anghinolfi avrebbe chiesto i fondi per le sedute di psicoterapia per la bambina, inducendo in errore l’allora sindaco di Gattatico Gianni Maiola, che presentò domanda alla Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati, perché la minorenne potesse essere presa in carico dagli psicologi del centro ‘Hansel e Gretel’ di Torino, guidato da Claudio Foti. I soldi furono concessi formalmente dalla Fondazione, ma non erogati perché andavano versati a rendicontazione. Secondo la Procura, nell’istanza erano state fornite informazioni false od omesse. Tornando al processo di ieri, con rito abbreviato,per violenza sessuale, davanti al gup Silvia Guareschi (nella foto), il pm ha sostenuto che la responsabilità penale fosse provata. L’avvocato difensore Giuseppe Caldarola si è soffermato sulla perizia redatta dalla psicologa Elena Francia - nominata consulente tecnico dal tribunale - che aveva riconosciuto la ragazzina in grado di testimoniare, ma sollevato dubbi sul fatto che il suo giudizio sul padre potesse essere stato condizionato da alcune vicende. "A mio avviso la minore è stata influenzata durante il passaggio ai servizi sociali della Val d’Enza: la suggestione si chiama Monopoli", ha sostenuto ieri il difensore, che ha chiesto l’assoluzione. Di avviso opposto l’avvocato di parte civile Paolo Bertozzi, che rappresenta la minore: "La mia assistita si rivolse alla madre, che la allontanò dal padre ma non sporse denuncia, e poi raccontò tutto a un educatore a scuola: fu lui a segnalare la vicenda. L’intervento dei servizi sociali fu successivo alla denuncia, contrariamente ad altri casi di ‘Angeli e demoni’". A fine udienza la ragazzina ha revocato la costituzione di parte civile: "Una scelta dovuta al fatto che lei non punta al risarcimento, ma voleva solo essere supportata".

Alessandra Codeluppi