Il padre di Eletti ucciso con 19 martellate

Giovedì l’udienza preliminare per l’efferato omicidio: spuntano nuovi agghiaccianti retroscena. Il figlio Marco rischia l’ergastolo

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di Alessandra Codeluppi

Diciannove ferite alla testa, inflitte col martello. È l’atroce circostanza che emerge sulla morte di Paolo Eletti, 58 anni, assassinato il 24 aprile 2021 nella sua casa di San Martino. Secondo la Procura, a ucciderlo fu il figlio Marco, 34enne grafico con aspirazioni letterarie, dopo una discussione in presenza della madre 55enne Sabrina Guidetti "sulla vendita dell’abitazione della coppia". Il giovane è chiamato a rispondere di pesanti accuse verso entrambi i genitori, formulate dal pm Cristina Piera Giannusa - titolare dell’indagine affidata ai carabinieri - per le quali rischia l’ergastolo. Per lui si aprirà giovedì l’udienza preliminare. Tra i possibili moventi, anche il fatto che il padre Paolo si sarebbe riconosciuto in una diversa identità di genere e avrebbe intrattenuto relazioni extraconiugali: una situazione che il figlio non avrebbe tollerato. Dapprima Eletti junior avrebbe stordito la madre "con una massiccia somministrazione di benzodiazepine", e poi avrebbe ucciso il padre. Per lui l’accusa è di omicidio pluriaggravato: ovvero averlo commesso nei confronti di un genitore, con l’uso di sostanze venefiche, per futili motivi e con premeditazione. Nei confronti della madre, il ragazzo è accusato di tentato omicidio, con le stesse quattro aggravanti. Le avrebbe somministrato un’abbondante dose di flubromazepam e methoxipropamina, da lui acquistati su siti internet all’estero: la conseguenza per la donna è stata "una severa compromissione dello status neurologico". Si parla anche di lesioni: un taglio al polso sinistro e un livido su quello destro, causato da una fascetta in plastica.

La donna, assistita dall’avvocato Claudio Bassi, potrebbe valutare di costituirsi parte civile contro il figlio. Il giovane deve anche rispondere di aver importato dall’Olanda e detenuto illecitamente lo Zolpidem, sostanza psicotropa consegnata il 7 dicembre 2020 alla sua casa di Reggio da un corriere. Ed è accusato pure di falso aggravato, commesso al fine di tentare di eliminare la madre. In tre occasioni, tra il 2 e il 30 novembre 2020, Eletti avrebbe contraffatto diversi certificati medici. Risultano due prescrizioni di Luminale, un sedativo della famiglia dei barbiturici, con timbro e e falsa firma autografa di una veterinaria che ne ha disconosciuto l’autenticità. Poi una ricetta medica in bianco, col timbro di un veterinario che ne ha sconfessato la paternità. Il giovane avrebbe anche asportato dal certificato di morte della propria nonna il timbro e la firma autografa di una dottoressa, per poi apporli su un’altra ricetta in bianco. L’imputato, difeso dagli avvocati Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella, si proclama innocente: "Ovviamente non vogliamo e non possiamo entrare nel merito in un momento addirittura antecedente rispetto all’udienza preliminare - dichiara Bucchi -. Posso solo dire che il nostro assistito respinge gli addebiti e intende difendersi nel processo".

Bucchi riflette sul cambio legislativo che impedisce di chiedere l’abbreviato, con sconto di un terzo di pena in caso di condanna. "Uno dei temi d’interesse da affrontare nel processo potrebbe essere rappresentato dal fatto che l’intervento legislativo dell’aprile 2019 ha riformato l’articolo 438 del codice di procedura penale. Oggi non è ammesso accedere al giudizio abbreviato a chi è accusato di delitti puniti con l’ergastolo. Ebbene, il reato di omicidio, qualora concorra taluna delle aggravanti di cui all’articolo 577 del codice penale, risulta punito, appunto, con l’ergastolo. In questo caso l’omicidio viene contestato con ben quattro aggravanti: quindi l’attuale contestazione preclude all’imputato di accedere all’abbreviato e indirizza il processo davanti alla corte d’Assise. Oggi, contrariamente al passato, il processo per omicidio non si svolge all’udienza preliminare, che appare come un mero momento di transito verso la corte d’Assise".