Il padre si fa vivo: "Saman? E’ in Belgio"

Shabbar Abbas dal Pakistan si dice pronto a collaborare: "Il 10 giugno atterro a Malpensa. Mia figlia l’ho sentita l’altroieri"

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di Saverio Migliari

"Saman è viva, l’ho sentita l’altroieri". Se bastassero le parole per esserne certi, tutta Italia tirerebbe un sospiro di sollievo. Ma a pronunciarle è il padre Shabbar Abbas, il principale indagato (assieme alla moglie, il fratello e due cugini) per il presunto omicidio della diciottenne pachistana di Novellara.

Shabbar ci risponde dopo infiniti tentativi negli ultimi giorni. Ma non sembra agitato: "Non è vero niente – scandisce perentorio in un italiano zoppicante – Saman è in Belgio, l’ho sentita l’altroieri".

Eppure in Italia gli inquirenti non credono affatto che la giovane possa essere ancora in vita. "Ma io torno – promette Shabbar Abbas – Il 10 giugno atterro a Malpensa". L’intenzione, almeno a parole, è quella di chiarire subito tutta questa vicenda. "Sì, vado dai carabinieri e poi chiamiamo mia figlia". Ma quando gli chiediamo di passarci il contatto della ragazza, per avere la certezza che sia ancora viva e che stia bene, la risposta diventa incerta. "No, io l’ho sentita su Instagram – ci racconta, rifiutando di fornirci altri dettagli – Se volete provo a dire a lei di chiamarvi. Ma non so..."

Secondo Shabbar anche la figlia si sarebbe accorta di ciò che sta accadendo in Italia. Ma, non si capisce bene per quale motivo, non avrebbe ancora contattato i carabinieri. Un silenzio difficile da giustificare. "Sì sì, anche lei ha visto le notizie su Facebook, ha visto che c’è casino – racconta il padre – Le ho detto: io adesso torno in Italia, fallo anche tu. Ma non so se lo farà". Il padre non è certo nemmeno di questo. Anche perché, dice sempre lui, "questa non è la prima volta che va in Belgio. E’ successo anche l’anno scorso".

Effettivamente la diciottenne nel 2020 fuggì a Bruxelles dopo che la famiglia provò a farla sposare con un cugino pachistano. Shabbar nega che la giovane sia ospite di un parente: "No, non sono miei parenti. E’ un ragazzo che sta a Bruxelles". Non meglio specificato.

Nel frattempo però ha una storia pronta anche per quel famoso video che ritrae i due cugini e probabilmente suo fratello, uscire con le pale, il piede di porco e un secchio alle 19,15 del 29 aprile e tornare dai campi alle 21,50.

"Erano loro sì – conferma i sospetti della procura, che in quelle immagini avrebbe riconosciuto appunto i parenti maschi – Quel giorno c’era stato forte vento e aveva piovuto. E così avevamo chiuso le tubature nelle serre. Ma poi Ivan (Bartoli, il titolare dell’azienda agricola di Novellara; ndr) ha chiesto di sistemarli. Quindi io ho detto a loro di andare a riaprire tutti i tubi dei fossi". In effetti quel 29 aprile a Reggio erano previsti vento forte e pioggia, con schiarite in serata. Rimane il dubbio, tuttavia, su ciò che sia realmente accaduto, dato che le stesse telecamere mostrano i tre tornare più di due ore e mezza dopo. Forse troppo per riaprire qualche pozzo d’irrigazione nelle serre.