
Il locale gestito da Ausl e coop L’Ovile in viale IV Novembre è attivo da ieri. Ma di fianco c’è un bivacco abusivo
Un punto di ascolto e orientamento sanitario nel cuore della zona stazione. È iniziata ieri la sperimentazione voluta dal Comune di Reggio e l’Ausl per intercettare il più velocemente possibile i bisogni sanitari e sociali in uno dei quartieri più fragili della città. Il servizio sarà attivo ogni martedì dalle 14 alle 17, in un locale comunale di viale IV novembre, al piano terra di uno degli spazi gestiti dalla coperativa L’Ovile nell’ambito del progetto ’Stazioni di servizio con la comunità’ (nella foto operatori, infermieri e dirigenti Ausl). Il presidio sarà gestito dal personale del servizio infermieristico domiciliare (Sid) dell’Ausl, con il coinvolgimento di due infermieri ogni settimana. Obiettivo dell’intervento è offire un primo orientamento tutte le persone – siano queste residenti, passanti, frequentatori della zona o cittadini emarginati e fragili – fornendo in formazioni sui servizi presenti sul territorio e, se necessario, avviando un percorso di presa in carico.
All’interno del locale saranno garantiti interventi di base come la rivelazione di parametri vitali (pressione arteriosa, temperatura corporea, saturazione, glicemia), ma anche piccole medicazioni e una prima educazione terapeutica. Il personale sarà inoltre sempre in contatto con l’Unità di Prossimità e il Centro per la Salute della famiglia stranbiera, attivi nella stessa fascia oraria nel vicino viale Risorgimento.
"Abbiamo scelto di partire con un periodo di sperimentazione – spiega Benedetta Riboldi, direttrice del distretto Ausl proviciale – per testare il servizio e comprenderne l’efficacia. Ci teniamo a far sapere che la nostra intenzione è quella di accogliere tutti, non solo i residenti, ma anche chi transita".
La sperimentazione prevede momenti di valutazione e confronto molto frequenti, in modo da monitorarne l’andamento e, se necessario, correggere il tiro. Se i risultati lo confermeranno, il progetto potrebbe essere esteso ad altri quartieri. L’intervento infatti si inserisce in un contesto urbano complessp, segnato da anni da episodi di degrado e criminalità. Dopo l’invio dei militari in zona, anche con questo presidio sanitario l’amministrazione ha voluto ribadire la propria presenza nella famosa ’zona rossa’ della città. La strada però è ancora lunga, e a ricordarlo è il quartiere stesso: proprio accanto all’ingresso del punto di ascolto, all’interno di un salone da parrucchiere che sembra abbandonato, si trova un materasso sporco circondato da rifiuti e mozziconi di sigarette (foto sotto). Un chiaro segno di come quegli spazi vengano tuttora utilizzati come riparo di fortuna da chi vive ai margini e, forse, un simbolo della complessità del contesto.
"L’idea è portare l’assistenza là dove i bisogni emergono – racconta la dottoressa Serena Santini, infermiera del Sid –. Abbiamo predisposto delle schede per raccogliere informazioni anagrafiche e sui bisogni portati dalle persone, in modo da individuare con il tempo i profili più ricorrenti. Spesso serve semplicemente essere ascoltati e indirizzati, anche per necessità amministrative".
Al momento quella di viale 4 Novembre è solo una sperimentazione. Fra qualche mese si tireranno le somme e, come spiegano i promotori, "sarà valutata l’opportunità e l’eventuale modalità di proseguimento del progetto ed una sua strutturazione definitiva".
Elia Biavardi