Il prezzo del riso è raddoppiato, la farina è cresciuta del 67%

Aumento moderato, invece, per il Parmigiano Reggiano. In un anno è passato. da 13.038 a 13.475 al kg

Migration

Il clamoroso boom delle materie prime – e quindi a cascata sul carrello del consumatore finale – è ben evidente anche dai dati comunicati dalla Camera di Commercio, che ogni mese stila il ‘prezzario’ dei principali beni di consumo primario. Il target indicato è quello del mercato all’ingrosso, ovvero i grandi rivenditori; si tratta pertanto di un calcolo per difetto rispetto a quando il prodotto finito arriva alle nostre tavole. Ma è comunque significativo.

Così con una rapida occhiata al sito è possibile fare un confronto (per esempio) tra giugno 2021 e giugno 2022. E i dati, purtroppo, sono inquietanti. Pensate per esempio alla farina ‘0’ o la ‘00’, le più utilizzate in qualsiasi cucina di ogni reggiano. L’anno scorso il prezzo a tonnellata era rispettivamente di 559 e 584 euro. Se si passa allo scorso giugno però l’impennata è evidente: 835 e 860 euro. Significa un rincaro nell’ordine del 67% in soli 365 giorni. Il riso, altro bene di consumo privato, è passato dai 310 euro alla tonnellata del 2021 agli attuali 690 (quindi una crescita superiore al 100%); ancora una vacca di prima qualità costava 2,3 euro al chilo, mentre ora siamo a 3,6. L’aumento dei prezzi ha colpito anche altri settori come quello vinicolo: la lancellotta, classica uva ‘da taglio’ del nostro territorio, da 44 euro al quintale è salita a 50. Tra le varie materie prime, l’unica che ha mantenuto sostanzialmente invariati i prezzi è il Parmigiano Reggiano. Se l’anno scorso un 30 mesi – ricordiamo sempre che si tratta di un listino all’ingrosso – veniva 13,038 euro al chilogrammo, a giugno eravamo a 13,475, mantenendo quindi lo stesso trend.