
Peter Pancaldi, 45 anni, non aveva un lavoro stabile ed era dipendente dalla sostanze stupefacenti da vent’anni
Reggio Emilia, 17 maggio 2025 – Fisicato, occhi di ghiaccio magnetici quanto pericolosi. Da tempo non aveva un lavoro stabile e grazie al suo fascino si faceva mantenere dalle donne con cui instaurava delle relazioni che diventavano tossiche. Una vita vissuta oltre i limiti, una forte gelosia possessiva e con vizi, alcol e droga, che l’hanno portato ad uccidere. È il ritratto di Peter Pancaldi, il 45enne di Campogalliano, killer reo confesso di Daniela Coman, soffocata tappandole bocca e naso fino al suo ultimo respiro nell’abitazione dove convivevano a Prato di Correggio.
"Una modalità violenta già utilizzata in passato come raccontato da Daniela alla sorella. Arrivò a minacciarla, dicendole che prima o poi l’avrebbe ammazzata così...", ha svelato il procuratore capo Gaetano Calogero Paci che delinea il profilo psico-criminale. E ancora: "Usava spesso come arma psicologica di pressione il compatimento", dice il magistrato nel descrivere il comportamento pochi attimi prima di uccidere Daniela. "Ha tolto addirittura il lampadario per apporre un cappio per dimostrare alla donna che aveva tentato il suicidio senza riuscirci. Come a volerla convincere di riappacificarsi".
Una sorta di homme fatale. Era così Peter Pancaldi. E la sua confessione del delitto lo conferma. "Ha ammesso di aver ucciso spiegando di averlo fatto per ragioni legate alle sue condizioni di dipendenza dalle sostanze stupefacenti, conducendo una vita ai margini e poco sana, sia sotto il profilo lavorstivo sia socio affettivo. Ma anche perché riteneva responsabile Daniela di avergli fatto troncare la sua relazione con una precedente donna da cui otteneva benefici economici", ha continuato Paci. E ancora: "Ha attirato Daniela a casa con la scusa di consegnarle un pc e una macchina fotografica con le immagini del figlio. Oggetti non ritrovati e probabilmente, come spesso faceva, venduti proprio per comprarsi la droga".
L’uomo aveva una sfilza di precedenti, concentrati tutti nel modenese. Più volte pizzicato in guida in stato d’ebbrezza alcolica, un patteggiamento per rapina e lesioni personali ai danni sempre di una sua donna nonché una denuncia, poi archiviata, sporta nel 2019 da una sua ex che lo accusò di estorsione per ottenere denaro utile a comprare cocaina o crack che consumava abitualmente. E poi girovagava, così come ha fatto per un giorno intero tra martedì e mercoledì notte prima di essere catturato (ha incontrato anche altre persone, secondo gli inquirenti che stanno cercando di ricostruire il ’buco’ temporale), anche di casa in casa. Aveva preso un appartamento in affitto a Prato di Correggio dove ‘semi-conviveva’ con Daniela. "Lei aveva comunque mantenuto un domicilio a Sassuolo per sfuggire alle pressioni economiche e fisiche di Peter", ha spiegato Paci. Quasi come se lei sentisse che in quella casa poteva succedere qualcosa.