
La conferenza stampa di presentazione dell’operazione Ombromanto, coordinata dalle Fiamme Gialle su delega della Procura
"Un genio del male": sono le parole usate da un commercialista per descrivere l’abilità di un notaio. Al di là dell’espressione colorita non ci sarebbe granché di male, se non fosse che dall’altra parte del telefono, intercettato nell’ambito dell’operazione Ombromanto, c’è uno dei vertici di un’organizzazione criminale capace di evadere 100 milioni di euro di tasse allo Stato. L’indagine condotta dalle Fiamme Gialle reggiane su delega della Procura ha individuato in tutto ventidue professionisti conniventi, venti commercialisti e due notai, questi ultimi entrambi di origine bolognese. "Il sistema di questa organizzazione non può essere circoscritto solo a soggetti, diciamo, ai margini della società ed espulsi dal mercato – considera il procuratore di Reggio, Calogero Gaetano Paci –. Anzi, si giova di menti raffinate che hanno ideato meccanismi fraudolenti tanto efficaci da essere usati sul piano nazionale". Professionisti "o sedicenti tali", puntualizza poi Paci. Non tutti, infatti, erano iscritti all’Albo di pertinenza.
"Queste persone - prosegue il procuratore – avevano il dovere di verificare la conformità delle operazioni effettuate e questo rappresenta forse l’aspetto più preoccupante: vedere come il sistema di controllo interno che le categorie dovrebbero svolgere viene facilmente aggirato proprio da chi ne dovrebbe assicurare la regolarità". Nella realtà che emerge dalle indagini, invece, commercialisti e notai sarebbero andati a braccetto con i sodali dell’organizzazione, allo scopo di certificare operazioni fraudolente. Nello specifico, la cessione di rami aziendali con crediti fittizi, in modo da ’pareggiare’ il debito delle aziende nei confronti dello Stato e applicare il visto di conformità su dichiarazioni dei redditi ben lontane dalla verità.
Soggetti quindi "del tutto asserviti all’associazione crminale" puntualizza Maria Concetta Di Domenica (comandante nucleo Pef delle Fiamme Gialle). Figure professionali che sono sottoposte alla normativa sull’antiriciclaggio, che avrebbero "omesso tutte le segnalazioni per operazioni sospette il cui elemento critico gli era assolutamente chiaro". In alcuni casi, tra l’altro, parliamo propriamente di "privati cittadini – chiosa – che senza alcuna preparazione alle spalle procedevano regolarmente, apponendo pure il visto di conformità".
Nei confronti di questi professionisti le attività sono "ancora in corso di valutazione – spiegano –. In questa fase l’esigenza fondamentale è assicurare il reintegro del profitto illecito". Nella sfilza di sequestri partita ieri sono stati sequestrati beni e soldi su conti corrente per un totale di 70 milioni; l’ammontare totale dell’evasione fiscale tenuta in piedi dall’organizzazione è di circa 100 milioni. "Contestare un’omessa segnalazione comunque sia non è cosa di poco conto – aggiunge poi Di Domenica – e le contravvenzioni alla normativa antiriciclaggio prevedono sanzioni pesanti".