GABRIELE GALLO
Cronaca

Il vescovo incontra i giornalisti "Sappiate parlare con il cuore Perché la parola scritta resta"

Monsignor Morandi: "Due donne nella governance della Chiesa, sapranno guardare lontano". E scherza sulle origini modenesi: "Se la Regia mi chiede di fare il cappellano non mi tiro indietro".

Il vescovo incontra i giornalisti  "Sappiate parlare con il cuore  Perché la parola scritta resta"
Il vescovo incontra i giornalisti "Sappiate parlare con il cuore Perché la parola scritta resta"

di Gabriele Gallo

Quattordici mesi di episcopato, serviti soprattutto per conoscere la comunità che gli è stata affidata. Dando forte attenzione ai grandi temi ma anche alle esigenze, spirituali e materiali, dei reggiani in generale e dei credenti nello specifico. Così Giacomo Morandi, vescovo della diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, ha delineato il bilancio del suo primo anno da pastore; attraverso una lunga chiacchierata nell’incontro, tenutosi ieri sera in curia, con i media cittadini. Tre i percorsi su cui il prelato ha focalizzato il suo intervento e il colloquio con i giornalisti,dopo averli esortati a "parlare con il cuore, secondo verità nella carità"; le problematiche di respiro generale, i temi episcopali, il rapporto con tutte le realtà del territorio da quella politica a quella sportiva. Con parole che, su determinati argomenti, non lasciano spazio a interpretazioni. In un territorio che ha dovuto scontare le pesanti infiltrazioni della ‘ndrangheta il vescovo ricorda che prima di tutto: "Dobbiamo partire dal nostro mondo, nella quotidiana ricerca del rispetto della giustizia, nel non coprire mai atti criminali, ricordando che i credenti sono chiamati a stimolare e testimoniare la legalità, in ogni aspetto". Fondamentale, nell’azione della Chiesa reggiana, è stata, e sarà "l’attenzione alle situazioni di povertà e integrazione; non solo con le azioni di assistenza, ma anche con esempi virtuosi quali i percorsi di avviamento al lavoro. Di fronte a questi gravi problemi ci sentiamo anche noi come gocce nell’oceano, ma possiamo essere un balsamo per tante ferite".

Riguardo ai rapporto con la politica, il vescovo evidenzia che "non è più il tempo in cui il vescovo Ferrari venne accolto a sassate a Guastalla e poi rimpianto al momento di lasciare la diocesi. In questo anno c’è stato un rapporto cordiale e rispettoso con le istituzioni politiche e civili, di lavoro sinergico su determinate questioni, come l’accoglienza ai profughi ucraini. Come Chiesa ci muoveremo nel rispetto delle competenze, ma diremo sempre la nostra".

Passando ai temi ecclesiastici l’episcopato di Morandi registra un’azione decisamente innovativa alle nostre latitudini: l’ingresso di due donne nel consiglio episcopale, di fatto il "governo" diocesano. Nello specifico la dottoressa Maria Cristina Castelli, nominata vice cancelliere, e la professoressa Lucia Iannet, in seno alla pastorale della Salute: "Donne – afferma monsignor Morandi – di grande competenza e sensibilità che ci aiuteranno a guardare lontano".

Forte anche l’attenzione a un tema molto importante tra i fedeli: il conforto ai cristiani divorziati e divorziati risposati. Per la prima volta un vescovo reggiano interviene personalmente a questi incontri pastorali, promossi insieme alla parrocchia di Gavassa: "Su questo tema il frutto era maturo ed è stato deciso di coglierlo. Perché la Chiesa è madre e deve accompagnare e sostenere anche queste situazioni. Il nostro desiderio è replicare questa iniziativa anche in altre unità pastorali". Sul tema dell’evangelizzazione monsignor Morandi ha detto che nel 2023 e 2024 l’obiettivo sarà "rianimare i cuori dei fedeli nella nostra comunità, tornare a far capire che è affascinante essere credenti". Anche nelle zone del crinale dove "la nostra Chiesa deve garantire presenza, qualificata, perché, purtroppo, non è più il tempo di un campanile e un prete, e non si può mandare allo sbaraglio sacerdoti giovani in realtà anche isolate".

Poi l’ironia: a Morandi è stato chiesto se, come il suo predecessore, monsignor Camisasca, vorrà ricoprire il ruolo di padre spirituale della Reggiana: "Beh, data la mia origine modenese, se poi dovessi portare sfortuna… Ad ogni modo se la società granata me lo chiederà, non dirò di no, ma probabilmente non mi farò vedere allo stadio quando si giocherà il derby". Tornando poi al tema dell’informazione l’arcivescovo ha sottolineato l’importanza della parola scritta, "che resta e su cui si può riflettere", rispetto alla "fugacità del mondo digitale".

Nel suo intervento iniziale poi ha sintetizzato il suo anno da presule ("andando di corsa da Luzzara a Ligonchio") rimarcando: "L’accoglienza generosa e calorosa ricevuta" e di aver trovato "una realtà frizzante, una chiesa vivace, esempio per tutta l’Emilia Romagna".