"Illecite le messe private dei due sacerdoti"

La Curia prende le distanze dalle iniziative di preghiera di don Crescimanno e don Maccabiani. "I fedeli le ritengano non conformi"

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La Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla "prende le distanze dalle iniziative di preghiera di don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani". I due sacerdoti avrebbero organizzato messe ‘abusive’, non autorizzate, in un capannone di una cooperativa agricola a Casalgrande Alto, al confine tra Reggio e Modena. Iniziative di preghiera, quelle di don Crescimanno (parroco regolarmente ordinato, incardinato nella Diocesi di Isernia-Venafro), che erano già salite alla ribalta della cronaca nei mesi scorso, in particolare con la denuncia di alcune messe abusive celebrate durante la pandemia, senza l’obbligo di indossare la mascherina (quando invece era ancora in vigore la normativa) e aperte solo a chi avesse seguito un particolare percorso di formazione.

MonsignorGiacomo Morandi, si legge in una nota della Curia, fin dal suo insediamento "si è orientato per operare con tenerezza e compassione; infatti i compiti di un Vescovo comportano cura continua, allontanando per quanto

possibile pericoli e minacce".

Evidentamente, si tratta di quest’ultima circostanza.

La Diocesi da tempo aveva inviato una diffida al sacerdote, informando anche la Santa Sede. Ma le messe sono continuate, stando a quanto risulta alla Diocesi. "Incontri in contesti privati in cui vengono replicati eventi promossi e guidati da don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani dei quali il vescovo, monsignor Giacomo Morandi, non è stato in alcun modo informato della presenza dei suddetti e di quanto vanno operando, in violazione della comunione ecclesiale e del diritto canonico".

La Diocesi ricorda che "la liturgia rifugge da ogni privatizzazione; un sacerdote, se sconosciuto, può essere ammesso a celebrare la Messa purché esibisca la lettera del suo Ordinario. Nelle situazioni in esame ciò non è avvenuto; pertanto, celebrare senza il consenso dell’Ordinario diocesano è un atto illecito, seppur valido" e che inoltre "al vescovo spetta regolare le celebrazioni nella diocesi. È sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum".

Infine la Diocesi "invita i fedeli ad esercitare il massimo discernimento confrontandosi con i propri Pastori per non incorrere in aperte violazioni della comunione ecclesiale e in irregolarità nei sacramenti. Nella nostra diocesi non sono state avanzate richieste di costituzione di nuovi gruppi; ove venissero poste in essere celebrazioni che utilizzino il Missale Romanum, i fedeli dovranno ritenerle non conformi". Altrimenti, aggiunge la nota della Curia vescovile, c’è il rischio che neppure la Confessione sia valida.