"In Emilia i cult sono riusciti a inserirsi senza entrare in conflitto con la ’ndrangheta"

Com’è stato possibile che la mafia nigeriana sia riuscita ad attecchire anche a Reggio? A dare una possibile spiegazione è stato IMD, acronimo dietro cui si nasconde un ispettore della squadra mobile di Palermo che ha lavorato per anni nella Catturandi - deputata alle investigazioni sui latitanti mafiosi - e poi nella sezione criminalità straniera e prostituzione. L’inquirente è autore di diversi libri, tra cui ‘Mafia nigeriana. Tra animismo e neoschiavismo: come i secret cult operano in Italia’, frutto delle conoscenze di anni spesi nelle investigazioni. IMD è stato ospite martedì sera del festival ‘Noi contro le mafie’, organizzato dalla Provincia con la direzione scientifica del professore Antonio Nicaso in collaborazione con Rosa Frammartino. Nel centro civico di Baiso, ha aperto la serata il sindaco Fabrizio Corti. Parola, poi, all’ispettore, che ha dialogato con la giornalista Alessandra Codeluppi del Carlino. Riferendosi alla sua Palermo fagocitata da Cosa nostra, racconta: "Si pensava che altre realtà criminali non potessero attecchire. Invece il paradosso è che più lo Stato dà risposte, più qualcuno si inserisce". Il riferimento è a quanto accaduto - e raccontato nel libro - tra il 2014 e il 2015 nel quartiere Ballarò: dopo l’arresto del capo mafioso Alessandro D’Ambrogio, avvengono episodi violenti che riguardano non solo Cosa nostra, ma anche nuovi gruppi criminali. Le indagini sveleranno che si tratta della confraternita della mafia nigeriana ‘Black Axe’, che prosperava tra spaccio, tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione e truffe informatiche. "A Palermo i cult avevano raggiunto un livello tale di autonomia da gestire in modo autonomo una fetta del mercato criminale. Se i rapporti con le famiglie mafiose si incrinano, allora si giunge allo scontro, come accaduto in Campania. Altrimenti ognuno vive per sé, tollerandosi e facendo il proprio business. Talvolta si spartiscono il mercato, oppure Cosa nostra arriva a sfruttare il cult". Diversa la situazione nelle nostre terre, dove dal 2019 almeno tre operazioni della polizia di Stato hanno rivelato l’esistenza di presunti affiliati alla mafia dei cult: l’ultima, condotta dalla squadra mobile reggiana, è culminata in marzo in dieci arresti di membri dei cult rivali Viking ed Eiye. "Qui la ‘ndrangheta si è radicata, ma non controlla tutte le attività in modo capillare come avviene a Palermo - spiega -. Il territorio è ampio, ci sono tanti servizi e la mafia nigeriana è riuscita a inserirsi senza entrare in conflitto. Non essendoci concorrenza diretta, il sodalizio nigeriano ha trovato spazio di mercato. Così la ‘ndrangheta si è occupata di appalti e politica, la mafia nigeriana dei suoi settori tradizionali". Secondo l’ispettore è fondamentale "non sottostimare i problemi e controllare il territorio da parte di chi lo vive".