Hanno unito pochi spiccioli delle loro paghette per comprare dei fiori in ricordo del giovane tunisino. E li hanno portati in stazione, posizionandoli vicino alle scale del sottopassaggio sul binario 1, proprio dove è stato trovato il corpo senza vita del ragazzo. È il commovente omaggio dei tanti amici del 18enne, dai minori non accompagnati che hanno condiviso con lui i progetti d’accoglienza fino ai senza fissa dimora o ai tanti che lo conoscevano nel quartiere attorno a piazzale Marconi.
Hanno preso una pianta, un anturio rosso, che nel linguaggio botanico significa amore e affetto, con un biglietto scritto a pennarello rosso: "In ricordo di Mohamed Ali". E poi tanti cuoricini. Vicino, una rosa gialla e due lumini. Un gesto semplice, all’alba di due giorni dopo il brutale delitto, reso noto da Maria Diletto, referente dell’associazione no-profit ‘La nuova luce’ che tutte le sere portano cibo e generi di prima necessità ai senzatetto della stazione. "Hanno pregato per il loro caro amico – racconta – Sono disperati e non si danno pace. Su messanger, uno dei suoi amici mi ha scritto dalla Tunisia. E in questi giorni ho ricevuto tantissime telefonate di giovanissimi che lo conoscevano. C’era chi piangeva e chi continuava a ripetermi: ‘Non è giusto, non si può morire così’. Qualcuno trova un pò di consolazione, con qualche citazione del sacro Corano che non capisco perché recitato in arabo. ‘Allah, dice cosi’, continuano a ripetermi tutti quanti. Erano tutti molto affezionati a questo ragazzo così gentile".
Ma non si fermeranno qui. "Stiamo cercando di organizzare una fiaccolata o comunque un’iniziativa per ricordarlo come si deve – continua – Chiederemo il permesso alla questura, ci piacerebbe farlo domenica (domani, ndr) in modo che tutti possano venire senza impegni lavorativi. C’è chi propone di mettere una sua foto in stazione o magari una targhetta. Insomma, qualcosa che rimanga per sempre".
Infine svela: "Un suo amico ha chiamato la madre di Mohamed in Tunisia. Piangeva, era disperata. I ragazzi gli hanno mandato una loro foto per farle capire che non suo figlio non era solo...". Mohamed era arrivato in Italia nel 2021 col barcone, a Lampedusa. Una valigia carica di timori, ma anche di speranze e sogni. Un anno fa era approdato a Reggio. Da minore non accompagnato era stato inserito in un percorso d’accoglienza alla cooperativa Dimora d’Abramo. Un ragazzo come tanti, "un gigante buono" lo ha definito chi lo conosceva bene, col suo taglio di capelli alla moda, i jeans strappati e t-shirt. Le gite in posti nuovi come testimoniano le foto pubblicate sui social dagli amici. Ma poi, una volta diventato maggiorenne – come quasi sempre accade, per volontà del Ministero che chiede di liberare i posti visti i flussi di arrivo – è uscito. E si è ritrovato per strada. Abbandonato al suo destino che lo ha portato a una drammatica morte.
dan. p.