ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

Inalca, ancora bonifiche. Il Comitato Amianto Zero:: "Noi ve l’avevamo detto"

Nuova chiusura per il Parco della Resistenza, nel mirino l’amministrazione: "Operazioni di pulizia sommarie e kit fai-da-te: ecco il brillante risultato".

I referenti del Comitato Amianto Zero, costituitosi dopo il maxi rogo dell’Inalca

I referenti del Comitato Amianto Zero, costituitosi dopo il maxi rogo dell’Inalca

"C’è amianto dappertutto: ve l’avevamo detto". È immediata la reazione del Comitato Amianto Zero, dopo la nuova chiusura al pubblico del Parco della Resistenza e della ciclabile che lo attraversa, per ulteriori interventi di bonifica a seguito dell’incendio dello stabilimento Inalca dell’11 febbraio scorso. "Da subito ci siamo allarmati perché la raccolta dei residui, compresi quelli classificati pericolosi, contenenti amianto, era stata condotta in modo sommario e con metodi discutibili" spiega il Comitato. Tra i ’metodi’ viene citato il "Kit fai-da-te con il quale i cittadini avrebbero dovuto provvedere in piena autonomia, e a proprio rischio e pericolo, alla rimozione dell’amianto", così come le ditte cooperative che hanno usato "potentissimi soffiatori" sollevando "polveri, ansia e legittime preoccupazioni tra i cittadini".

"Quella raccolta a mano e sommaria dell’amianto, chiamata erroneamente bonifica, non era per niente risolutiva – rincarano i membri del gruppo cittadino, costituitosi proprio dopo l’incendio Inalca –. Lo testimoniano le nuove chiusure, ma anche le tante segnalazioni ricevute dai residenti, in particolare dal quartiere San Prospero Strinati e da chi abita nel condominio di via Ferravilla 10, dove nonostante ben quattro passaggi di pulizia è ancora troppo facile trovare frammenti di cemento-amianto nel verde pubblico".

Le richieste di confronto con l’amministrazione comunale da parte del Comitato "non hanno mai ricevuto risposta", precisano poi, "ma le comunicazioni alla cittadinanza sulla “situazione sotto controllo”, fioccavano di giorno in giorno, e centinaia di persone hanno continuato a frequentare aree che oggi tornano a essere interdette per presunti problemi sanitari derivati dall’amianto disperso in quei luoghi". In sostanza, l’amministrazione avrebbe "cantato vittoria troppo presto: oggi i fatti parlano chiaro". Questo rinnovato allarme è "una sconfitta collettiva: a perderci è stata la città, la salute dei cittadini, la fiducia nelle istituzioni. Ci permettiamo di notare che un confronto più ampio, onesto e trasparente anche con comitati indipendenti come il nostro avrebbe forse aiutato a prevenire ritardi, sottovalutazioni e chiusure a ripetizione". Dopo il rogo, il Parco della Resistenza era già rimasto interdetto per oltre un mese, dal 15 febbraio al 21 marzo, per consentire la bonifica.

Intanto, a tre mesi esatti dall’incendio, tiene ancora banco il futuro dei lavoratori dipendenti dello stabilimento devastato dalle fiamme. I sindacati hanno chiesto "un incontro urgente al presidente della Regione, Michele de Pascale". "I lavoratori di Inalca, Gescar e Fabbrica del lavoro continuano a sobbarcarsi trasferte nei siti di Mantova, Modena, Piacenza o a fruire della cassa integrazione con un disagio psicofisico ed economico che cresce ogni giorno di più – tuonano i segretari generali provinciali Cristian Sesena (Cgil), Rosamaria Papaleo (Cisl) e Roberto Rinaldi (Uil) –. Eppure all’indomani del disastro, l’ipotesi di una nuova apertura, seppur in tempi non brevi, sembrava più che credibile".