
Il gruppo è stato fondato ieri all’oratorio di San Paolo. Presente Davide Vasconi (Familiari delle vittime). L’obiettivo di Ferrari (Reggio Ripuliamoci): "Spingere tutti i Comuni a eliminare i materiali tossici".
"Questo è un Comitato di persone, non politico. La politica deve stare assolutamente di fuori: chi è legato un partito, è fuori". Questo lo spirito di Amianto Zero, fondato ieri nell’oratorio di San Paolo da 15 cittadini alla presenza, tra l’altro, di Davide Vasconi, presidente regionale dell’Associazione famigliari e vittime dell’amianto.
A coordinare l’assemblea Gino Rossi, già portavoce del Cres (comitato residenti zona stazione). "Il rogo Inalca è il nostro ground zero, il punto di partenza – spiega Stefano Ferrari di ‘Reggio Ripuliamoci’, vicepresidente del Comitato -. L’obiettivo di lunga durata è invece spingere tutti i Comuni su quella strada che era stata intrapresa e poi lasciata: eliminare l’amianto ovunque. Gli eventi atmosferici estremi sono sempre più frequenti e, se ci sono tetti in amianto, rischiano di far volare lastre o spaccarle. Ripuliamoci quando raccoglie i rifiuti, ne trova tanto anche abbandonato". Il comitato intende innanzitutto tramite residenti-sentinella, presidiare la zona attorno allo stabilimento di via Due Canali per segnalare situazioni a rischio, avere spiegazioni chiare su tempi e modalità, seguire gli interventi di bonifica; fare da tramite tra cittadini ed enti pubblici (Comune, Arpae, Ausl..); promuovere analisi di laboratorio autonome; organizzare iniziative ed estendere la mobilitazione anti-amianto a tutto il reggiano. Il professor Michele Lagano n’è stato nominato presidente. "La politica deve avere la capacità di prendersi cura della città, ma il Comune si è limitato a rincorrere l’emergenza - sottolinea Lagano –. Il sindaco al Pigal ha parlato da medico, scaricato sui tecnici responsabilità di confrontarsi con i cittadini. Noi andremo a occupare un vuoto che la politica in questo momento non è in grado di colmare".
Hanno portato la loro testimonianza persone come Ettore Maestri, che in via Serravilla continua ad avere su tetti e tettoie frammenti di eternit: nonostante ripetute telefonate e mail di segnalazione , la bonifica di casa sua non è completa. E c’è chi propone "una sorta di lock down in tutta la zona, anche solo di una giornata. Io continuo a trovare amianto in via Cisalpina, in via Due Canali, al parco della Fornace…". Uno degli amministratori condominiali lunedì incontrerà un avvocato per valutare azioni legali.
Vasconi ha dato consigli pratici: "Se non state bene andate dal medico, tenete gli scontrini dei farmaci, ogni documento. Tra 2-3 anni ci sarà un processo per questo disastro, e se si vuole costituirsi parte civile per chiedere i danni servono appoggi concreti". Duro il suo giudizio: "L’asilo sarebbe stato da chiudere 4-5 giorni; io avrei evacuato almeno per qualche giorno le case più vicine. Il Comitato deve agire come sindacato dei cittadini e vigilare. La gente è esasperata. Le bonifiche partiranno: quando e come? La qualità della vita è peggiorata. Non vogliamo essere dimenticati. E se tacciamo, presto tutto finirà nel dimenticatoio".